Raffaello, il Parnaso 1510-11, Roma, Palazzo Vaticano, Stanza della Segnatura
Vox Canonica si era già occupata del disturbo narcisistico quale causa di nullità matrimoniale QUI, oggi vogliamo riproporre un nuovo articolo tentando di approfondire anche dal punto di vista psichiatrico questo disturbo, chiarendo una volta per tutte che al fine di contrarre matrimonio questo rimane un impedimento non dispensabile.
L’incapacità matrimoniale ex can. 1095
Il can. 1095 è stato oggetto dell’attuale riforma di papa Francesco sul processo canonico per le cause di nullità matrimoniali più brevi dal titolo Mitis Iudex Dominus Iesus. In questo canone dove si parla di infermità mentali e di disturbi psichici, si disciplinano casi in cui queste fattispecie costituiscono un’incapacità al consenso, che come sappiamo per il diritto canonico sono causa di nullità matrimoniale. Per tale ragione il Legislatore ha preso le distanze da una terminologia e da classificazioni d’indole medica e ha configurato un concetto giuridico base d’incapacità consensuale in tre tipologie nelle quali si manifesta: mancanza di uso della ragione, difetto di grave discrezionalità di giudizio e impossibilità ad assumere gli obblighi essenziali del matrimonio per cause di natura psichica; di questi tre mi concentrerò solo sull’ultimo.
Il narcisismo quale causa di impedimento matrimoniale
Il termine narcisismo deriva dal verbo greco narkào che si traduce con “stordire” (da qui il fiore del narciso per il suo profumo intenso), pertanto il narcisismo può concepirsi come una forma di narcosi psichica, come una “narcotizzazione dell’Io”. Durante l’infanzia e l’adolescenza i fenomeni narcisistici assumono un significato ed un valore ben diversi da quelli dell’età adulta. Vi sono dei frangenti in cui è necessario aumentare l’amore verso noi stessi, come nell’adolescenza e nella mezza età, fasi che rappresentano momenti cruciali nel corso del processo di soggettivazione e necessitano di un’opera di ri-narcisizzazione; ovvero di un’azione che consenta di controbilanciare i processi di lutto tipici di tali momenti e di rifondare così il proprio Sé.
Un sano narcisismo, alimenta i processi di definizione dell’identità e i percorsi di soggettivazione posti in crisi in tali periodi; per cui, con il tempo si affermerà e si consoliderà sempre l’accettazione della separatezza e la capacità di essere soli. Il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders dell’American Psychiatric Association classificano il Disturbo Narcisistico tra i disturbi di personalità e ne prevedono un’unica forma, quella esplicita o overt: pattern pervasivo di grandiosità, necessità di ammirazione e mancanza di empatia che inizia entro la prima età adulta ed è presente in svariati contesti[1].
La prima figura dell’aggressività narcisistica è la c.d. Sindrome del narcisismo maligno, inquadrabile in una posizione intermedia tra il Disturbo Narcisistico di Personalità e il Disturbo Antisociale di Personalità. La seconda figura è costituita dai disturbi narcisistici della personalità strettamente connessi ad una condotta antisociale[2] ; tra le altre figure è possibile menzionare il “narcisismo di vita” e il “narcisismo di morte” .
Ci sono anche dei markers ovvero “marcatori” psicopatologici del narcisismo. Un primo e fondamentale marker è la rabbia che si ricollega alla “vendicatività” non solo come espressione della rimozione del dolore e dell’angoscia ma anche come soluzione finalizzata ad impartire un castigo ed ottenere un certo sollievo. Un altro marcatore importante è l’odio, inteso come “affetto nucleare dell’aggressività” e che costituisce un aspetto successivo e strutturato della rabbia, il cui scopo primario è distruggere il suo oggetto. Esistono per ultimo figure delittuose di distruttività narcisistica che vanno dagli atti persecutori alla violenza sessuale, dalle lesioni personali al tentato omicidio, fino all’omicidio stesso.
Conclusioni
Il Supremo Legislatore nella sua oculata scienza e prudente discernimento, ha inserito nel libro I del codice, al titolo IV, le dispense. Il can. 85 fornisce la definizione di dispensa: «l’esonero di una legge puramente ecclesiastica in un caso particolare, può essere concessa da quelli che godono di potestà esecutiva, entro i limiti della loro competenza, e altresì da quelli cui compete la potestà di dispensare esplicitamente o implicitamente sia per lo stesso diritto sia in forza di una legittima delega». Il codice ripropone la tradizionale nozione di dispensa quale “relaxatio legis nel caso particolare”. Si deve trattare di legge ecclesiastica, pertanto non è possibile dispensare in materie di diritto divino naturale o positivo, eccezion fatta per le rare ipotesi di esercizio della potestà del Romano Pontefice[3].
Anche nel matrimonio ci sono degli impedimenti che possono essere dispensabili secondo norme specificate dall’Ordinario, tuttavia nel caso preso in esame, risulta impossibile per le motivazioni espresse sopra, dispensare il soggetto affetto da una sindrome narcisistica. Sarebbe invece più opportuno, individuata e certificata nel soggetto tale perturbazione psichica, diffidare dal contrarre matrimonio sottolineando, con le dovute maniere e secondo le circostanze, che è il bene della persona e in questo caso della nascente famiglia ad essere messo in primo piano, scoraggiando l’individuo dal compiere un atto che ipsa natura rei sarebbe nullo.
Note
[1] Cf. J. J. Arrieta (cur.), Codice di diritto canonico e leggi complementari commentato, Coletti a San Pietro Editore, Roma 2004, 116.
[2] Cf. O. F. Kernerberg, Narcisismo, aggressività e autodistruttività nella relazione psicoterapeutica, Milano 2006, 147.
[3] Cf. American Psychiatric Association, DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Milano 2014, 775-776.
“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit”
(San Giovanni Paolo II)
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