La pastorale pregiudiziale quale strumento di prossimità per i parroci (2°parte)

pastorale pregiudiziale
Bernardino Licinio (1489-1565), Ritratto di Arrigo Licinio con famiglia, olio su tela, cm 118×165, Galleria Borghese, Roma

Formazione e sagacia pastorale per un servizio di prossimità

Continuiamo la trattazione, con il secondo contributo sul tema della pastorale pregiudiziale per i parroci, il primo è possibile reperirlo QUI. Per poter ben esercitare l’arte dell’accompagnamento, del discernimento e dell’integrazione al parroco/sacerdote, con l’aiuto del Vescovo, dovrebbe essere garantita una buona formazione di base, sebbene non nella forma impegnativa di tipo accademico, che lo aiuti ad avere un certa attenzione e cura pastorale non solo nella preparazione al matrimonio, ma anche nel saper correttamente valutare ogni singola situazione e l’eventuale presenza di elementi specifici atti ad avviare un’eventuale preparazione remota e prossima della causa di nullità matrimoniale, avvalendosi se del caso anche di esperti in ambito canonistico per evitare consigli errati e superficiali.

Compagni di viaggio

In tal senso ogni pastore d’anime deve farsi compagno di viaggio e accompagnare con attenzione e premura i fedeli che vivono un amore smarrito e così mostrare il volto di una Chiesa madre e maestra. Insomma, «come scrive il Card. Péter Erdő con una felice intuizione: “La Chiesa deve accompagnare con attenzione e premura… come la luce del faro di un porto o di una fiaccola portata in mezzo alla gente per illuminare coloro che hanno smarrito la rotta o si trovano in mezzo alla tempesta”. La situazione è cambiata e a noi è chiesto di compiere una grande opera di incoraggiamento.

Molte coppie oggi non hanno il coraggio di mettersi a navigare. In mare ci sono sempre famiglie e coppie che si volgono al faro, ma molte altre non sanno trovare la via del porto, non sanno come iniziare il loro viaggio anche se lo vorrebbero, o stanno rinunciando al desiderio di una vita insieme scoraggiate da quello che sentono attorno a loro. Cosa può servire a questi nostri fratelli? Servono accompagnatori che si mettano a fianco con una fiaccola in mano, una fiamma più piccola, ma vicina ad ognuno».

Accompagnare, accogliere e discernere

Pertanto, in questa fase previa deve essere chiaro che il parroco, anche con l’aiuto di quanti operano nell’ambito della famiglia, ha il compito di accompagnare, accogliere e discernere pastoralmente le situazioni dei coniugi in crisi senza avere la pretesa di raggiungere la certezza morale, che compete al giudice nell’emettere la sentenza canonica.

Al tempo stesso, egli «è e rimane un pastore, che aiuta i fedeli a fare verità sulla loro vita alla luce di Cristo e del Suo Vangelo; non è un “procacciatore” di cause ad ogni costo, anche a scapito della verità, né, al contrario, un “antigiuridista” pregiudiziale, scettico circa la possibilità che ai fedeli giungano risposte e soluzioni concrete dall’applicazione del diritto. Il discernimento così richiesto si attua attraverso le competenze giuridico-canoniche – relative al diritto matrimoniale e al diritto processuale – e quelle di altro tipo, legate al normale esercizio del ministero da parte dei Parroci (spirituali, psicologiche, etc.), unitamente alla loro specifica carità pastorale, che li porta all’empatia con le persone.

Un pastore che sappia indirizzare il gregge

Con il parlare di competenze giuridico-canoniche non si intende fare dei Parroci una “alternativa” ai Giudici o un loro surrogato, o, in certo modo anticipare il processo stesso; è un ministero differente e l’indagine loro affidata è appunto pregiudiziale e pastorale. Ad esempio, ai fini dell’orientamento da offrire circa l’eventuale introduzione della causa, il Parroco dovrà innanzitutto sapere a quale Tribunale indirizzare i fedeli e conoscere la differenza tra un matrimonio valido, ma fallito, e uno fallito perché nullo. Non è un gioco di parole, ma il punto di arrivo al quale il discernimento del Parroco potrà condurlo, dopo aver ascoltato le persone e aver condiviso una parte della loro esperienza di vita.

In tal senso, il pastore non potrà essere privo di quegli elementi minimi di diritto matrimoniale canonico, che lo possano orientare – per sommi capi – nel “mondo” delle simulazioni e delle incapacità, delle forme di errore o di condizione. Ma soprattutto dovrà aiutare le persone a non dedicare l’attenzione principale alle ragioni che hanno condotto al fallimento del matrimonio o alla sua crisi, ma piuttosto al tempo del fidanzamento e della decisione di arrivare alle nozze, anche se ormai lontani nel tempo. Lì risiedono infatti le ragioni di una eventuale nullità e, quindi, lì è il cuore del discernimento e dell’indagine pregiudiziale» [1].

Maggiore sinergia tra pastorale ordinarie e attività giudiziaria

In conclusione, si può ben affermare che la recente riforma del processo matrimoniale voluta da Papa Francesco, in prima battuta, esorta ad una maggiore integrazione tra pastorale ordinaria e attività giudiziaria che, rifuggendo un finto pastoralismo, «entra a pieno titolo nella pastorale familiare, in quanto la verifica della validità del matrimonio attraverso il servizio dei tribunali e delle strutture con questi interconnesse è un aspetto di tale pastorale» [2]. La pastorale ordinaria diviene, in tal modo, un aspetto specifico di un’autentica pastorale pregiudiziale, che va sempre compiuta ed avviata con accurato discernimento dall’Ordinario del luogo e dal parroco, che devono essere in grado di intercettare le necessità di quei fedeli che vivono situazioni matrimoniali difficili senza attendere che questi si facciano avanti.

Le parole del Santo Padre

A tal proposito il Santo Padre, rivolgendosi ai partecipanti al corso di formazione giuridico-pastorale promosso dal Tribunale della Rota Romana, ha dichiarato: «A partire dai due motu proprio Mitis Iudex e Mitis et misericors Iesus è andata crescendo la consapevolezza circa l’interazione tra pastorale familiare e tribunali ecclesiastici, visti anch’essi nella loro specificità come organismi pastorali. Da una parte, un’integrale pastorale della famiglia non può ignorare le questioni giuridiche concernenti il matrimonio. Basti pensare, per esempio, al compito di prevenire le nullità di matrimonio durante la fase previa alla celebrazione, e anche accompagnare le coppie in situazioni di crisi, compreso l’orientamento verso i tribunali della Chiesa quando sia plausibile l’esistenza di un capo di nullità, oppure il consigliare di iniziare la procedura per la dispensa per inconsumazione.

Dall’altra parte, gli operatori dei tribunali non possono mai dimenticare che stanno trattando questioni che hanno una forte rilevanza pastorale, per cui le esigenze di verità, accessibilità e prudente celerità devono sempre guidare il loro lavoro; e non va trascurato, altresì, il dovere di fare il possibile per la riconciliazione tra le parti o la convalidazione della loro unione, come ho ricordato ancora nel Discorso alla Rota dell’anno scorso. Come disse San Giovanni Paolo II, «la vera giustizia nella Chiesa, animata dalla carità e temperata dall’equità, merita sempre l’attributo qualificativo di pastorale» (Discorso alla Rota Romana, 18 gennaio 1990, n. 4): in mezzo al gregge, con l’odore del gregge e cercando il progresso del gregge» [3].

Per concludere

In seconda battuta la riforma, invita i parroci a farsi compagni di viaggio, ad accostarsi con sapienza alla “carne ferita” di ogni persona, ascoltare con attenzione la storia del fedele ed accompagnarlo con cura per ravvivare la fede e riscoprire la grazia del Sacramento, per integrarlo nella comunità cristiana o in certi casi aiutarlo a capire e valutare l’esistenza o meno del precedente vincolo coniugale [4].

Da tutto ciò si comprende, dunque, come la pastorale pregiudiziale dei parroci, quale strumento della cura pastorale e della prossimità, debba non solo essere maggiormente favorita e conosciuta, ma compiuta sempre con competenza, coscienza e premura pastorale in modo tale che giustizia e misericordia, diritto e pastorale, norma e Vangelo cooperino sempre per la salus animarum.

Note

[1] A. Ripa, «Il diritto come strumento della carità pastorale dei parroci», in Iustitia 8 (2017), 103-104.

[2] L. Sabbarese, «Il ruolo del parroco nella riforma del processo matrimoniale canonico», in AA.VV. (a cura di), Le “Regole procedurali” per le cause di nullità matrimoniale. Linnee guida per un percorso pastorale ne solco della giustizia, LEV, Città del Vaticano 2019, 82.

[3] Francesco, Discorso ai partecipanti al corso di formazione promosso dalla Rota Romana, 18 febbraio 2023. Il testo integrale è edito nel sito ufficiale della Santa Sede (www.vatican.va).

[4] Cfr. Francesco, Discorso ai partecipanti al corso sul processo matrimoniale, Sala Clementina, 25 febbraio 2017. Il testo integrale è edito nel sito ufficiale della Santa Sede (www.vatican.va).

 

“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”

(S. Giovanni Paolo II)

 

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Emanuele Tupputi

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