La prevenzione dei delitti nella Chiesa attraverso l’attenzione alle vittime

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Vox Canonica con entusiasmo giornalistico è stata presente ed ha partecipato al convegno organizzato lunedì 7 febbraio 2022 da AURIBUS, il centro giuridico-canonico per i casi di abusi e violenza, in collaborazione con l’Australian Catholic University (ACU) e con la Pontificia Università Gregoriana.

La ACU, che ha sede in Roma a Largo Giovanni Berchet n. 4, ha ospitato gli illustri relatori che magistralmente hanno offerto un quadro ben delineato sul problema degli abusi nella Chiesa e sulla svolta che deve essere data in chiave di prevenzione di questi delitti, nonché sulla particolarissima attenzione alle vittime di tali crimini.

Il convegno, introdotto e moderato dal prof. Michele Riondino docente presso la ACU, ha visto la partecipazione di illustri canonisti che hanno fatto chiarezza sulle tematiche in questione.

E, segnatamente, si sono susseguiti nelle varie relazioni, il prof. Hans Zollner SJ, Preside dell’Istituto di Antropologia e del Centro per la protezione dei minori della Pontificia Università Gregoriana, nonché membro della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori. È intervenuto il prof. Davide Cito, Prorettore e docente di diritto penale canonico presso la Pontificia Università della Santa Croce e docente invitato di diritto penale canonico e procedura penale canonica presso la Pontificia Università Lateranense.

Ancora, si sono succeduti gli interventi di Alessandra Campo coordinatrice dell’Ufficio per l’International Partner’s Network dell’Istituto di Antropologia della Pontificia Università Gregoriana, e José Felix Valderrabano CFM Superiore dell’Istituto Giuridico Claretiano.

Il convegno, mettendo in risalto l’attività di Auribus quale centro di ascolto ed informazione per i casi di abuso e violenza, ha puntato l’attenzione sul significato del termine “safeguarding” ossia un termine molto ampio che oltre a significare tutela, ingloba nel suo campo semantico anche una forma di tutela più allargata del minore estendendo anche il concetto alla categoria della “vulnerabilità”.

E proprio su tale assunto che ha condotto la sua relazione il prof. Zollner, il quale puntando sull’impegno per il safeguarding all’interno della Chiesa cattolica, ha proposto quattro piste di riflessione. La prima orientata all’attenzione alle vittime degli abusi, da concretizzarsi attraverso l’ascolto e la creazione di spazi per dar voce alle vittime, ricordando come diceva Sant’Ignazio negli Esercizi Spirituali che “se vogliamo seguire il Crocifisso, dobbiamo accettare anche la sofferenza, ossia essere conformi alla sofferenza del Signore”.

La seconda pista offerta deve essere innestata nell’assunzione delle proprie responsabilità, quindi nel mettere in atto la normativa per favorire un impulso alla conversione e alla purificazione ed intraprendere una ricerca di alleati cioè persone di buona volontà che aiutino la Chiesa in questo cammino che come dice più volte Papa Francesco deve far toccare con mano la sofferenza dell’altro.

La terza pista di riflessione mirava all’approfondimento dell’importanza del safeguarding come tentativo di costruire uno spazio sicuro di crescita umana e spirituale al di là della prima tappa della semplice tutela.

Ed infine con la quarta pista di riflessione è stata proposta una riforma spirituale, capace di focalizzare lo sguardo su una vera e propria ecclesiologia della vulnerabilità, nella perseveranza e nel coraggio per garantire una credibilità non come scopo, ma come conseguenza.

Il prof. Cito ha tradotto, attraverso la sua relazione, in termini giuridici la presa di coscienza della Chiesa sul fenomeno degli abusi.

È bello riportare le parole dell’attento relatore quando afferma: “qualcuno ha detto: abbiamo girato pagina adesso sulla problematica degli abusi, ma in realtà io dico no, perché le pagine ci sono tutte, ci sono sempre state, poiché Cristo ci salva non girando pagina ma prendendo su di sé i nostri peccati”. Parole di grande acume non solo giuridico ma anche teologico, ecclesiologico e pastorale.

Continuando nella sua relazione il prof. Cito ha ricondotto la dissertazione giuridica soffermandosi e facendo anche un excursus sulla normativa in materia di abusi che in questi ultimi venti anni si è velocemente succeduta, inquadrando il problema sulla apertura di due strade parallele, come un doppio binario che risponde da un lato circa le modalità offerte alle vittime di essere credute e dall’altro focalizza l’attenzione sulla responsabilità che è in capo a chi ascolta le vittime.

Da ultimo nel suo intervento ha richiamato alcuni brevi cenni sui principi ispiratori del nuovo Libro VI del CIC modificato con la Costituzione Pascite gregem Dei, sottolineando come riconoscere un delitto significa anche riconoscerne la tutela e richiamando il concetto di “vulnerabilità”, che è vero che nel CIC non è espressamente menzionato, pur tuttavia trova accoglimento e merita attenzione nella espressione codificata dal can. 1398 par. 1, n. 1 attraverso la quale può essere punito non solo chi commette un delitto con un minore o con una persona che abitualmente ha un uso imperfetto della ragione, ma anche con la persona “… alla quale il diritto riconosce pari tutela”.

Invero è proprio in questa richiamata affermazione, ossia nel riconoscimento giuridico di pari tutela che deve essere inquadrata la categoria della vulnerabilità e della persona vulnerabile.

Interessanti e costruttivi anche gli interventi della dottoressa Alessandra Campo e del Padre Valderrabano, che ha illustrato le linee guida per la tutela dei minori di cui la Congregazione dei Claretiani si è dotata all’interno di essa stessa e che ha arricchito il diritto proprio della Congregazione medesima.

 

Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit

(San Giovanni Paolo II)

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Vito Livadìa

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