300 anni dell’Arcisodalizio della Curia Romana, intervista a mons. Viscome

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Compie 300 anni l’Arcisodalizio della Curia Romana, per l’occasione Vox Canonica ha intervistato il Primicerio Mons. Francesco Viscome 

 

Monsignore, l’Arcisodalizio della Curia Romana festeggia quest’anno i 300 anni dalla fondazione, può raccontarci com’è nata questa realtà?

La sua origine risale all’anno 1723, quando alcuni avvocati, procuratori e notari della Curia Romana presero l’iniziativa di erigere, nella Chiesa di Sant’Ivo dei Bretoni, un pio Sodalizio sotto il titolo di Santa Maria salus infirmorum e sotto la protezione  dei Santi Egidio abate, Ivo, confessore ed avvocato dei poveri, e Ginesio, notaro e martire, “allo scopo di onorare Iddio e di nobilitare, con opere di carità spirituale e materiale, l’esercizio della professione forense”.

La Confraternita della Curia Romana venne eretta con Breve Cum sicut accepimus del 19 novembre 1723 dal Papa Innocenzo XIII. La confraternita ebbe varie sedi: dal 1723 si riunì presso la Chiesa di S. Ivo dei Bretoni (situata nel vicolo della Campana); dal 1774 al 1824, lasciò S. Ivo e si trasferì nella chiesa di San Macuto (posta sull’omonima piazza, presso la via del Seminario). Nel 1824, Leone XII diede alla Confraternita la chiesa di Santa Lucia della Tinta (così denominata in relazione all’attività dei tintori nella zona), ove tuttora risiede il Sodalizio.

Il 17 settembre 1886 il Papa Leone XIII, con suo Breve Fuit hoc aliquando, elevò il Sodalizio ad Arciconfraternita, con tutti i relativi diritti e privilegi. Nel 1921 vennero apportate modifiche agli Statuti, approvate, il 18 maggio di quell’anno, dal Sommo Pontefice Benedetto XV in occasione dell’udienza concessa al Card. Protettore Michele Lega: fu allora che in via definitiva il titolo di Arciconfraternita si mutò in quello di Arcisodalizio. Infine, negli anni 1961-62, in relazione alle mutate esigenze dei tempi, l’Arcisodalizio ha proceduto ad una revisione del suo Regolamento, approvato in data 11 marzo 1963 dal Sommo Pontefice Giovanni XXIII.

 

Lei è stato eletto primicerio, potrebbe spiegarci in cosa consiste il suo incarico?

Il Primicerio (dal lat. tardo primicerius,comp. di  “primo” e “cera”; cioè “ufficiale iscritto per primo sulle tavolette di cera”; primo della lista) attualmente svolge funzioni di direzione e sorveglianza del Sodaliazio. La direzione del Sodalizio, prima, spettava al Cardinale Protettore, tramite il Primicerio che era suo delegato. Man mano, la direzione de facto è passata al Primicerio (che come stabilito, per la prima volta, già nel Regolamento del 1921, deve essere scelto tra i Prelati Uditori della Rota Romana), coadiuvato da sei consiglieri, in carica per un biennio, che vengono eletti dall’Assemblea Generale dei Sodali, tra i quali si eleggono un segretario e un tesoriere.

Sono stato nominato Primicerio dell’Arcisodalizio dal S. Padre il 19 ottobre 2021, e in seguito a questa nomina, de mandato Sanctissimi  il 18 gennaio 2022, mi è stato conferito, dal card. Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, l’ufficio di Rettore di S. Lucia della Tinta. Come Primicerio, de facto, mi occupo della scelta del tema e dei relatori per il programma annuale delle riunioni culturali; della cura della pubblicazione annuale delle relazioni nella collana “Annales” della LEV; del sito web e dell’amministrazione economica. Inoltre, per aiutare a prendere sempre più consapevolezza del proprio essere cristiani, propongo, lungo l’anno liturgico, attività pastorali per il bene spirituale di tutti i Sodali presso la chiesa di S. Lucia della Tinta.

 

Sostanzialmente di cosa si occupa l’Arcisodalizio e quali sono gli obiettivi che persegue?

Il Sodalizio, istituito per nobilitare, con opere di carità spirituale e materiale, l’esercizio della professione forense, è divenuto, nel tempo, anche un luogo ed uno spazio di formazione spirituale, di riflessione e di approfondimento sui grandi temi del diritto canonico ed ecclesiastico, per coloro che, a vario titolo, prestano servizio negli Organismi giuridici della Curia Romana e dei Tribunali della Chiesa, in modo da animare cristianamente – secondo l’indicazione del Concilio (cf. Apostolicam actuositatem, 7) – l’ordine temporale, attraverso l’impegno professionale e la ricerca negli istituti giuridici di quanto è idoneo a favorire il bene della persona e della comunità civile ed ecclesiale. Al tale scopo l’Arcisodalizio organizza incontri culturali con scadenza mensile, uniti a momenti di spiritualità, sia in preparazione alla festa liturgica di Santa Lucia (celebrazione in cui c’è il rito di ammissione dei nuovi sodali), sia nei tempi forti dell’Anno liturgico.

 

Per chi volesse associarsi all’Arcisodalizio che iter seguire e quali requisiti sono richiesti?

Possono chiedere di essere iscritti all’Arcisodalizio i fedeli di ambo i sessi, che esercitano un’attività professionale nell’ambito del diritto (Giudici, Officiali, Avvocati e Procuratori sia presso gli Organismi giuridici della Curia Romana e dei Tribunali della Chiesa, sia presso i Tribunali e Corti dello Stato, i Notai, nonché i Docenti di scienze giuridiche in atenei statali.

Concretamente, sono iscritti, coloro che, avendone fatta domanda corredata da curriculum (per i giovani canonisti, il requisito minimo richiesto è il dottorato in diritto canonico), siano dichiarati ammessi dal Primicerio, previo parere favorevole del Consiglio. 

 

Quest’anno si celebrano anche i 40 anni dalla promulgazione del Codice di Diritto Canonico, due grandi ricorrenze quindi, come rendere queste due realtà (Arcisodalizio e CIC) sempre attuali?

Il Codice di diritto canonico, ingiustamente ritenuto obsoleto, specialmente in raffronto ai processi di globalizzazione in atto, per il suo ancoraggio metafisico ai valori sostanziali del bene, della giustizia e della verità, è invece, da considerare sempre attuale. Esso, infatti, essendo al servizio della “salvezza integrale”, cioè straordinariamente attento alla persona e alle sue esigenze (intese in maniera piena, integrale, come esigenze di relazione, di unità e, ultimamente, di salvezza, di trascendenza), anche nella nostra epoca può continuare ad essere un faro imprescindibile per scorgere una concezione non legalistica ma sapienziale del diritto e della legge  e per prefigurare una concezione delle relazioni sociali non regolata dai rapporti di dominino fra le persone.

La celebrazione del tricentenario dalla fondazione dell’Arcisodalizio, poi, va considerata come un tempo, che, hic et nunc, dopo l’emergenza Covid, ci è dato per rimparare a vivere, per ripensare cioè, alla nostra storia, a che cosa significhi, seriamente, per ciascuno di noi, essere cristiani ed esserlo anche come sodali dell’Arcisodalizio. In altre parole,  tutti i sodali sono chiamati a rinnovare l’impegno che una tale appartenenza richiede, impegno di mente e di cuore per investigare, pensare, studiare un campo di così vasta portata per la vita della Chiesa e non solo, che è quello del diritto e dell’amministrazione della giustizia; campo che va dissodato certo con gli strumenti propri della scienza giuridica e canonistica, ma che non può fare a meno del radicamento nella legge naturale, iscritta nel cuore di ogni uomo e nel Vangelo, la buona Notizia, che si fa criterio ispiratore del senso del nostro agire e del nostro essere.

 

In ultimo, ringraziandoLa per il suo lavoro, Le chiediamo di lasciare un messaggio ai giovani canonisti.

Voi, giovani studiosi del diritto canonico siete chiamati con le vostre ricerche e le vostre riflessioni, in modo particolare, ad affermare con fermezza ed a tutelare con sapienza i diritti dei deboli, che non sono – come ha recentemente ricordato Papa Francesco –  diritti deboli.  Solo così aiuterete realmente, coloro che hanno ruoli di responsabilità, sia nel contesto ecclesiale che civile, ad espletare nel migliore modo possibile l’esercizio delle proprie funzioni, al fine di costruire una società più umana e più giusta.

 

Abbiamo posto qualche domanda anche ad un’associata all’Arcisodalizio, l’avvocato rotale Alessia Gullo, attualmente Presidente del Coetus Advocatorum.

Avvocato, festeggiamo i 300 anni dell’arcisodalizio. Trecento anni sono un bel traguardo, qual è secondo Lei il segreto di tale longevità?

La motivazione è da ricercarsi in quella dimensione propriamente ecclesiologica che hanno tutte le associazioni di fedeli, che sono un segno del mistero stesso della Chiesa. L’Arcisodalizio della Curia Romana ha risposto a questo fine e ha dato prova di essere realmente annuncio di Salvezza, al servizio della Fede, della Speranza e della Carità, declinando negli anni in vari modi questa sua offerta.

Oggi esso risponde principalmente a tre domande della Chiesa: la formazione spirituale dei suoi membri, garantita dai momenti  di preghiera; la formazione culturale, offerta attraverso le riunioni scientifiche e la pubblicazione dei libri, in cui il Diritto Canonico si mostra quale indispensabile strumento di comunione; e la sinodalità,  resa evidente dalla compartecipazione di chierici e laici. L’Arcisodalizio è quindi una realtà attuale perché, nel solco della Tradizione, continua a rispondere alle esigenze più vere e sincere dei fedeli.

 

Potrebbe raccontare ai nostri lettori la sua esperienza? Come ha conosciuto questa realtà?

Mi sono accostata all’Arcisodalizio in anni ormai lontani aiutando mio padre nella correzione delle bozze dei libri, frutto degli incontri annuali. Per lungo tempo, quindi, la mia partecipazione è stata “esterna”. Poi, pian piano, ho cominciato ad apprezzarne la dimensione dialettica; la possibilità di esprimere anche idee nuove,  de iure condendo; la libertà di critica ed ermeneutica, nel pieno rispetto, però, del Magistero;  il confronto, talvolta acceso, ma sempre stimolante, volto ad una sincera tutela della salus animarum. L’Arcisodalizio si è posto, quindi, come “spazio” di un’autentica parresia in cui il Diritto Canonico mostra effettivamente il suo lato “più puro” e insieme “più utile” accompagnandoci in un cammino di santità.

I primiceri e i consiglieri che si sono succeduti da che io ne ho memoria, pur nelle loro differenze, hanno difeso questa natura dell’Arcisodalizio rendendolo veramente “venerabile” e permettendo che le nuove generazioni potessero crescere in cristiana sapientia.

Non posso quindi che augurarmi che Esso continui la sua opera ed anzi coinvolga maggiormente tutte le realtà della Curia Romana e un maggior numero di sodali. Ciascuno, nella diversità di carismi, sarà utile e quindi rivolgo un caloroso invito a tutti i lettori di Vox Canonica a venire agli incontri mensili, ad offrire i loro suggerimenti e a prestare la loro opera. Posso garantire che troveranno un ambiente autenticamente “accogliente”.

 

 

“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit”

(San Giovanni Paolo II)

 

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Rosario Vitale

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