Il libro V del Codice di diritto canonico: i beni temporali

beni temporali

Il libro su cui rifletteremo è il V del Codice di diritto Canonico. È il libro più piccolo del Codice del 1983 con i suoi 57 canoni ed è intitolato I beni temporali della Chiesa.

Si suddivide in:

  • Canoni introduttivi
  • Titolo I – Acquisto dei beni
  • Titolo II – L’amministrazione dei beni
  • Titolo III – I contratti e specialmente l’alienazione
  • Titolo IV – Pie volontà in genere e pie fondazioni.

È evidente che siamo in un libro contenente canoni molto tecnici, per tale motivo rifletteremo sui principi sottesi a tali canoni

Innanzitutto, quando parliamo di “beni temporali” indichiamo qualcosa di bene, di buono, necessario per il sostentamento di tutto l’uomo, di quell’uomo che è pellegrino di un tempo, per questo beni-temporali.

Non si parla, quindi, solo di beni materiali, ma anche dei beni spirituali, perché di tutto ciò ha bisogno l’uomo.
Nella Sacra Scrittura troviamo notevoli richiami ad essi, tali beni sono un dono divino fatto all’uomo e sono al servizio dell’uomo affinché possa realizzarsi mediante la fedeltà al Donatore e la comunione con i fratelli.

Dal libro della Genesi emerge che è Dio il Creatore di ogni cosa, Lui ha scelto di “affidare” tutto all’uomo perché ne disponga con amore. Quindi, il senso pieno dell’uomo si raggiunge nella relazione con Dio e nel compito di aiutare la creazione nel suo continuo sviluppo, fino al pieno compimento.

Ma, tutta la realtà, così armonicamente creata, è stata ferita dal peccato.

Non riconoscendosi più nella relazione filiale con Dio, l’uomo rompe la relazione anche con il fratello e con tutto il creato. I beni diventano motivo di ingiustizie e separazioni. Per evitare le possibili iniquità vi è bisogno di regolamentare il rapporto degli uomini con i beni.

Nel Nuovo Testamento, con gli Atti degli Apostoli nello specifico, nascono i due principi fondanti di tutto il libro

Il principio di Comunione e il principio di Comunicazione dei beni


Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati (Atti 2, 42-47)

La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno. Così Giuseppe, soprannominato dagli apostoli Barnaba, che significa «figlio dell’esortazione», un levita originario di Cipro, padrone di un campo, lo vendette e ne consegnò il ricavato deponendolo ai piedi degli apostoli (Atti 4, 32-37)

Questi due principi sono alla base della vita cristiana e sono stati accolti nell’impostazione dei canoni di questo libro affinché, nella condivisione di tutti i beni donati dal Creatore, ciascuno possa avere ciò che è necessario alla sua vita.

Bibliografia

  • V. De Paolis, I beni temporali della Chiesa, a cura di A. Perlasca, EDB, Bologna 2011
  • Quaderni di Diritto Ecclesiale (a cura della Redazione), Codice di Diritto canonico commentato, Àncora, 2017 (quarta ed.)
  • J. I. Arrieta (ed. italiana), Codice di diritto canonico e leggi complementari commentato, Colletti a San Pietro, Roma 2018 (sesta ed.)
  • C. R. M. Redaelli, « Le finalità dei beni ecclesiastici», in Quaderni di Diritto Ecclesiale 33 (2020/2), 237-251.

 

“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”

(S. Giovanni Paolo II)

 

 

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Sr. Maria Romano

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