Matrimonio canonico e Magistero: un’analisi del consortium totius vitae

Il Matrimonio, particolare del trittico de I sette sacramenti, di Rogier van der Weyden, 1445 circa 

 

Il dato giuridico della Chiesa cattolica vive una continua relazione osmotica con il Magistero. Le riflessioni dei Romani Pontefici contribuiscono infatti all’arricchimento di un impianto normativo che, da solo, sarebbe un elenco di norme sterili. Il matrimonio canonico è certamente tra le materia di continua analisi. Già dal periodo preconciliare, fondamento del matrimonio era la “totius vitae communio, consuetudo et societas inter coniuges”, nella quale “vir et uxor singulari quoque sanctoque ac puro amore coniuncti sint”. Con la Lettera enciclica Casti Connubii del 31 dicembre 1960 Pio XI aveva concentrato in tale espressione l’essenza del matrimonio, affinché i coniugi potessero svolgere e assolvere insieme i loro compiti coniugali e familiari.

 

Il matrimonio canonico nella prospettiva del Concilio Vaticano II

Il Concilio Vaticano II è intervenuto ampiamente sulla pastorale del matrimonio, considerando, innanzitutto, il vincolo coniugale come piena e stabile comunione di vita tra persone per le quali il matrimonio, nella sua essenza, non significa solo istituzione e strumento per la procreazione ed educazione della prole, ma soprattutto sviluppo vitale delle forze più profonde dell’uomo, dell’amore, della comunione e della libertà. I Padri conciliari hanno evidenziato, altresì, il matrimonio sacramento come evento di Chiesa, rifiutando una sistemazione tradizionale dei fini del matrimonio. Con la Costituzione Pastorale Gaudium et Spes, sulla dignità del matrimonio e della famiglia del 17 dicembre 1965, l’assise conciliare ha sottolineato l’importanza del patto di amore coniugale nel quale i coniugi sperimentano il senso della propria unione. Tale amore, diretto da persona a persona con un sentimento che nasce dalla volontà, abbraccia il bene di tutto l’individuo (n. 47). Paolo VI, con l’enciclica Humanae Vitae del 25 Luglio 1968, afferma che “per mezzo della reciproca donazione personale, loro propria ed esclusiva, gli sposi tendono alla comunione delle loro persone, con la quale si perfezionano a vicenda per collaborare con Dio alla generazione e alla educazione di nuove vite (n. 8).

 

Il Magistero di San Giovanni Paolo II

Sulla stessa linea si pone Giovanni Paolo II che, attraverso l’Esortazione apostolica Familiaris Consortio del 22 novembre 1981, ribadisce che “l’amore è essenzialmente dono; l’amore coniugale, che conduce gli sposi alla reciproca conoscenza che li fa una carne sola, non si esaurisce all’interno della coppia, poiché li rende capaci della massima donazione possibile, per la quale diventano cooperatori di Dio per il dono della vita a una nuova persona umana” (n. 14). Il Concilio (CCC n. 2203 ss.), pertanto, presenta il matrimonio come l’intima comunità di vita e di amore coniugale, fondata da Dio con una specifica vocazione personale e sociale e perciò da Lui stesso strutturata con leggi proprie: in forza di questa vocazione naturale, l’amore coniugale è assolutamente personale. Non è un amore astratto ma concreto, provato da sentimenti e gesti di tenerezza e dagli stessi atti della vita coniugale che, compiuti nell’intimità e nel rispetto della dignità umana, contribuiscono a svilupparlo in un modo particolare, favorendo la mutua donazione e arricchendo vicendevolmente gli sposi stessi.

 

Il pensiero di Benedetto XVI

Confermativa della concezione biblica e conciliare dell’amorefoedusconsortium è la prima Lettera Enciclica di Benedetto XVI, Deus Caritas est, del 25 dicembre 2005. Il Pontefice emerito dedica particolare attenzione al Cantico dei Cantici che, pur non parlando direttamente di matrimonio, “ci aiuta a scoprire una componente essenziale dello stesso, anzi rileva che l’amore rientra nella concezione del matrimonio ideale, come l’ha progettato Dio”. Inoltre, con la Lettera Enciclica Spe Salvi del 30 novembre 2007, il Pontefice emerito insegna che “l’essere umano ha bisogno di un amore incondizionato” (n. 26), indispensabile per superare l’individualismo che spesso permea le relazioni inter soggettive. L’espressione “consortium totius vitae” indica dunque una comunione che non si limita ad aspetti puramente fisici, ma coinvolge l’intera esistenza dei nubendi (CCC n. 2364): l’uomo e la donna, con il loro bagaglio di esperienze, con le loro peculiarità caratteriali, sono il vero oggetto di questa comunione, che si realizza in una donazione e accoglienza reciproca, che è l’essenza stessa del matrimonio canonico.

Il consortium totius vitae è, tra l’altro, preordinato al perseguimento dei suoi fini: da un lato, il bene dei coniugi (bonum coniugum), cioè quel perfezionamento reciproco attraverso la ricerca della verità del proprio essere, quello sforzo degli sposi a vivere il mutuo impegno matrimoniale nella piena fedeltà coniugale, per amarsi con perseveranza tutti i giorni della vita, con la generosità esigente che questa dedizione implica fra sé al fine di far maturare e perfezionare la personalità degli sposi; dall’altro, la procreazione e l’educazione della prole (bonum prolis).

Se con il Codex del 1917, i fini del matrimonio erano tre, uno primario la “procreatio et educatio prolis”, e due secondari, il “mutuum adiutorium” ed il “remedium concupiscientiae”, e tra questi vi era un rapporto gerarchico in favore della finalità procreativa, con il Codice del 1983 tale gerarchia viene meno: il can. 1055 § 1 indica, in posizione di perfetta parità, il bonum coniugum e la generatio et educatio prolis. Interessante, a tal proposito, è l’orientamento dottrinale secondo cui i coniugi, pur distinti, costituiscono nella relazione coniugale il proprio “sono”, attuando, senza prevaricazioni e sopraffazioni dell’uno sull’altro, un loro perfezionamento reciproco che permette la ricerca della loro identità e del proprio individuale cammino verso Dio.

 

L’attualità del Magistero di papa Francesco

Il magistero di Francesco evidenzia invece le fragilità che caratterizzano il matrimonio nella società attuale. In occasione del discorso per la conclusione della III Assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi del 18 ottobre 2014, il Romano Pontefice afferma che “da una parte c’è la tentazione di chiudersi nella legge e di irrigidirsi nella lettera, senza considerare le necessità della Chiesa e soprattutto lo Spirito di Dio che sempre ci sorprende; dall’altra, la tentazione del buonismo che vorrebbe risolvere i problemi limitandosi ad affrontare i sintomi e trascurandone le cause, e così lasciando le persone con le loro ferite, senza riconoscere il potere salvifico della Parola di Dio”. Francesco ribadisce anche che “l’uomo e la donna hanno bisogno l’uno dell’altra per sviluppare la propria identità sessuata, per diventare più uomo e più donna, per sviluppare veramente la pienezza della persona”.

Con l’Esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia del 19 marzo 2016, il Pontefice sottolinea l’importanza e la bellezza della famiglia basata sul matrimonio indissolubile tra uomo e donna. Esso si fonda su un “amore di amicizia”, un amore che unisce l’esclusività indissolubile del sacramento alla ricerca del bene dell’altro, alla reciprocità, alla tenerezza tipiche di una grande amicizia. Quest’amore è la carità, unica strada che consente più direttamente “l’accompagnamento, il discernimento e l’integrazione delle fragilità matrimoniali” (n. 291).

Il matrimonio dunque non è solo la celebrazione: “occorre fare un cammino dall’io al noi, da pensare da solo a pensare in due, da vivere da solo a vivere in due … quando arriviamo a decentrarci, allora ogni atto è sponsale” (Udienza generale, 01 novembre 2018). In occasione dell’incontro del 16 settembre 2020 con le coppie che si sono sposate durante la pandemia da Covid 19, Francesco ha svelato l’essenza del matrimonio canonico: “È la contemplazione che ci conduce all’amore. Bisogna contemplare le creature per imparare a prendersene cura. Ogni coppia, prendendosi cura di sé e contemplando se stessa, si arricchisce e si scopre parte del tutto, contribuendo a testimoniare l’amore nel mondo”.

 

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Fonti

Catechismo della Chiesa Cattolica, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 2018.

I testi dei documenti del Magistero citati sono interamente consultabili al sito www.vatican.va

 

 

“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”

(S. Giovanni Paolo II)

 

 

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Federico Gravino

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