Immaturità noogena e nullità matrimoniale. Una nuova via giurisprudenziale della Rota Romana (1° pt.)

Il can. 1095 del CIC e la giurisprudenza canonica

Come sappiamo a norma del can. 1095 del C.I.C. sono incapaci a contrarre matrimonio coloro che per cause di natura psichica non sono in grado di discernere e/o assumere le obbligazioni che discendono dall’istituto matrimoniale, così come disciplinato dal diritto della Chiesa. La formulazione della norma appena ricordata riguarda coloro che non sono capaci di realizzare il segno nuziale, di conoscere, valutare e liberamente accettare gli obblighi essenziali del matrimonio, e che difettano della capacità di impegnarsi al fine di portare a compimento il consorzio di tutta la vita, che è la vera sostanza del matrimonio cristiano.

Pertanto, difettano nell’autodeterminarsi per scegliere il matrimonio e per vivere da sposati. Ma è noto che i difetti devono essere gravi. È stato, infatti, autorevolmente affermato che «una vera incapacità è ipotizzabile solo in presenza di una seria forma di anomalia che, comunque si voglia definire, deve intaccare sostanzialmente le capacità di intendere e/o di volere» [1] . Ulteriormente, poiché si tratta di determinare le condizioni “interiori” di ciascun nubendo, per questi casi di nullità è necessaria la perizia (psicologica e/o psichiatrica) che offra ai giudici elementi sufficienti per il giudizio.

L’incapacità matrimoniale e la società moderna

In un contesto di cambiamento d’epoca, antropologico e tenendo in debito conto i dati proveniente dall’attività giudiziale della Chiesa non si può negare come nella società contemporanea una certa mentalità mondana, liquida, instabile e l’erosione o mancanza di fede e dei valori stia sempre più propugnando un’idea di matrimonio lontana, se non contraria, al concetto di matrimonio naturale come indicato dal Creatore (Cfr. Cann, 1055-1056),  sino a dare origine ad un grave disagio psichico o immaturità psico-affettiva (o “incapacità di origine culturale” [2]) per l’uomo contemporaneo.

A tal riguardo significative appaiono le parole di papa Francesco che nel trattare dell’essenza della questione affermava: «L’esperienza pastorale ci insegna che vi è oggi un gran numero di fedeli in situazione irregolare, sulla cui storia ha avuto un forte influsso la diffusa mentalità mondana. Esiste infatti una sorta di mondanità spirituale, “che si nasconde dietro apparenze di religiosità e persino di amore alla Chiesa” (Esort. ap. Evangelii gaudium, 93), e che conduce a perseguire, invece della gloria del Signore, il benessere personale.

Uno dei frutti di tale atteggiamento è “una fede rinchiusa nel soggettivismo, dove interessa unicamente una determinata esperienza o una serie di ragionamenti e conoscenze che si ritiene possano confortare e illuminare, ma dove il soggetto in definitiva rimane chiuso nell’immanenza della sua propria ragione o dei suoi sentimenti” (ibid., 94). […] la fede rimane priva del suo valore orientativo e normativo, lasciando campo aperto ai compromessi con il proprio egoismo e con le pressioni della mentalità corrente […] Per questo il giudice, nel ponderare la validità del consenso espresso, deve tener conto del contesto di valori e di fede – o della loro carenza o assenza – in cui l’intenzione matrimoniale si è formata» [3].

Alla luce di queste parole di papa Francesco è stato affermato che è indubitabile: «che una certa, generale e diffusa mancanza di valori, possa generare nel singolo, a un certo punto della sua vita, una ignoranza sulla essenza naturale del matrimonio. Si tratta, cioè, di un tipo di incapacità che potrebbe profilarsi come conseguenza di una cultura che man mano veicola una nozione di matrimonio aliena (del tutto o quasi) da quella del diritto naturale, se non, in certi casi, addirittura contraria ad esso» [4].

L’immaturità noogena di Victor Frankl e la giurisprudenza rotale

La giurisprudenza rotale, che si occupa da tempo dell’influsso della cultura sulla validità del matrimonio [5], ultimamente in alcune decisioni rotali ipotizza una forma di immaturità chiamata noogena [6], coniata dallo psichiatra Victor Frankl [7], quale causa della “immaturità noetica”, ossia radicata nella dimensione antropologica di un soggetto edonista che, non psicopatico, ma radicato in una scala valoriale indotta dal contesto sociale, abbia diretto il proprio consenso verso contenuti obiettivamente non coniugali. Pertanto, se ciò che «in passato era configurato come mancanza di conoscenza circa l’istituto matrimoniale in sé – in base alla ignoranza sociale e culturale circa alcuni iura et officia essentialia (cf. can. 1096) –, oggi potrebbe sostanziarsi sotto altra prospettiva» [8].

La prima sentenza rotale in cui appare il termine immaturità noogena è stata quella coram Elebarch del 9 febbraio 2017 [9], nella quale si ipotizza che tale immaturità – anche prescindendo da un disturbo di carattere clinico in senso proprio – causerebbe la incapacità di assumere gli obblighi del matrimonio, presentando al soggetto un modello di matrimonio incompatibile con quello cristiano. Questa immaturità noogena sarebbe infatti in se stessa già una forma di anomalia, appartenente alla dimensione psichica del soggetto. Tale categoria permetterebbe, secondo l’autorevole Uditore, di analizzare problematiche sotto il profilo antropologico della scala di valori e del più generale senso della vita. Mons. Elerbach trae questa terminologia dal pensiero di Viktor Frankl, il quale la introdusse nella psichiatria sotto la categoria delle nevrosi [10].

Frankl sosteneva che il vero problema esistenziale oggi è quello di non trovare il significato per la propria vita [11], e tale senso di inutilità della vita porta l’uomo ad avere delle ricadute nevrotiche. La mancanza di questo scopo porta un senso di vuoto esistenziale. Il dott. Viktor Frankl, dunque, parlando di nevrosi noogena (nous=mente) si riferì a «quelle nevrosi che hanno origine in problemi di coscienza, conflitti interiori, carenza di valori, vuoto esistenziale, angoscia del quotidiano» [12].

L’antropologia cristiana di Victor Frankl

Ulteriormente, lo psichiatra austriaco – in armonia con l’antropologia cristiana  – concepiva la persona umana come un essere indivisibile con tre dimensioni concentriche: 1) la dimensione fisica o biologica, 2) la dimensione psicologica, e 3) la dimensione spirituale o noetica. Egli si basò su questa visione integrale della persona per elaborare la sua logoterapia [13], cioè, la psicoterapia che – centrata sulla dimensione spirituale o noetica – aiuta uomini e donne a trovare un senso alla loro esistenza. Ora le nevrosi noogene (che si affiancano a quelle psicogene e endogene) delle quali si occupa la logoterapia sono malattie o anomalie che, pur sviluppandosi anch’esse nella dimensione psicologica o fisica dell’essere umano, hanno origine nella sua dimensione spirituale o noetica, cioè, sorgono a partire da problemi esistenziali.

La nevrosi per Frankl

Però, Frankl ritenne che tutte le nevrosi si sviluppano sempre e solo nell’ambito psicofisico, perché le nevrosi sono – in fin dei conti – malattie – di maggiore o minore importanza – e le malattie si producono esclusivamente nella dimensione fisica o psicologica di una persona, mai nella sua dimensione spirituale o noetica. Ragion per cui per Frankl, tra le nevrosi psicofisiche sono noogene solo quelle che hanno la loro origine (non il loro sviluppo) nell’ambito spirituale o noetico. Tuttavia, non tutte le problematiche o crisi esistenziali della dimensione spirituale implicano una malattia psicofisica o nevrosi (dimensioni fisica e psicologica); né ogni nevrosi psicofisica (dimensioni fisica e psicologica) ha origine nella dimensione spirituale o noetica.

Per ciò per parlare correttamente di nevrosi noogene o incapacità di origine culturale «l’influenza della cultura deve intaccare sia la dimensione spirituale o noetica che quella psicologica. Quest’ultima dimensione spesso – ma non sempre – influenza la dimensione fisica o biologica. Entrambe dimensioni (psicologica e fisica o biologica) conformano quello che denominiamo l’ambito psicofisico dell’essere umano, cioè, la sfera in cui, come abbiamo spiegato, si sviluppano le malattie. È in quest’ambito che, a partire dalla dimensione spirituale che non si ammala, l’influenza della cultura contemporanea può dare luogo a malattie, anomalie, perturbazioni, immaturità o nevrosi psicofisiche di origine spirituale, che ci permettono di parlare propriamente di nevrosi noogene […] In alcuni casi, il conflitto di valori e di senso prodotto dalla cultura riguardo al matrimonio naturale o cristiano incide sulla struttura psicofisica della persona, cioè, non solo sulla sua dimensione spirituale o noetica, ma anche su quella psicologica e quella fisica. Solo in questi casi potremmo essere in presenza di una nevrosi noogena» [14].

Continua…

Note

[1] Giovanni Paolo II, Discorso alla Rota Romana, 5 febbraio 1987, in AAS, 79 (1987), 1457.

[2] Cfr. S. Frías, Incapacità di origine culturale. Un commento alla sentenza coram Salvatori del 7 maggio 2020, in Ius Ecclesiae 36 (2024), 241-265.

[3] Francesco, Discorso alla Rota Romana, 23 gennaio 2015, in AAS, 107 (2015), 183-184.

[4] D. Salvatori, Immaturità o perturbazione noogena. Presentazione di una nuova corrente giurisprudenziale della Rota Romana, in Periodica de re canonica 112 (2023), 425.

[5] Cfr. coram Salvatori, sent., 7 maggio 2020, A. 37/2020, n. 8, il quale  riprende il tema della capacità conoscitiva sotto il profilo filosofico e morale. Fa riferimento alla modificata nozione di matrimonio nella sfera antropologico-filosofica e antropologico-morale, sostenendo che per un giovane che abbia una mentalità mondana circa il matrimonio sarebbe difficile […] ne dicamus impossibile conoscere in modo retto cosa sia il matrimonio nella sua struttura naturale. Cfr. anche coram Arokiaraj, sent., 14 luglio 2016, A. 129/2016, n. 6; coram Da Costa Gomes, sent., 9 marzo 2021; A. 27/2021, n. 16; coram Arokiaraj, sent., 10 marzo 2021, A. 29/2021, n. 4.

[6] Per un approfondimento sull’immaturità noogena si rinvia a: G. Erlebach, Algunas notas sobre el concepto de inmadurez noógena, in Ius Communionis  8 (2020),  265-291. Cfr. coram Elerbach, sent., 9 febbraio 2017, A. 31/2017; coram Todisco, sent., 12 maggio 2020, A. 41/2020, la quale introduce il concetto di perturbatio noogena, che integrerebbe la visione limitata della psicologia con la considerazione anche della dimensione spirituale. Essa (appoggiandosi a Frankl, come già Erlebach nella sentenza citata) viene vista come una mancanza di valori e di visione del mondo, come un vuoto esistenziale. Tale perturbazione, però, non sarebbe direttamente efficace sul consenso, ma in quanto perturbatio generatrix di una immaturità psicoaffettiva o di altri disturbi. Il testo e la traduzione in spagnolo della sentenza di mons. Todisco sono pubblicati in Ius Communionis 9 (2021), 129-166. Si veda anche il commento alla sentenza di Juan José García Faílde, in Ius Communionis 9 (2021), 167-170. Altre sentenze in cui è stato accolto il concetto di immaturità noogena sono quelle di mons. Salvatori: coram Salvatori, sent., 30 gennaio 2019, A. 22/2019, n. 8; 03 aprile 2020, A 30/2020, n. 11; 22 maggio 2020, A. 48/2020, n. 11.

[7] Piscanalista viennese, nasce il 26 marzo 1905 e muore a Vienna nel 1997. Sopravvissuto al campo di concentramento nazista, egli ha scoperto che l’equilibrio psichico dipende dalla percezione significativa di sè e del proprio vissuto. Discepolo, molto apprezzato, in un primo tempo, di Freud e Adler, Frankl è considerato il fondatore della terza scuola viennese di psicologia e precisamente della psicologia dell’analisi esistenziale o logoterapia.

[8] D. Salvatori, Immaturità o perturbazione noogena. Presentazione di una nuova corrente giurisprudenziale della Rota Romana, 425.

[9] Coram Elerbach, sent., 9 febbraio 2017, A. 31/2017, n. 6. Il testo e la traduzione in spagnolo sono pubblicati in Ius Communionis 8 (2020), 141-169. Si veda anche il commento alla sentenza di José Luis López Zubillaga, in Ius Communionis 8 (2020), 171-181. Cfr. anche coram Elerbach, sent., 28 marzo 2017, A. 68/2017, n. 17.

[10] Cfr. V.E. Frankl, Teoria e terapia delle nevrosi, Brescia 1978, Morcelliana, 19.

[11] Cfr. V.E. Frankl, Un significato per l’esistenza, Psicoterapia e umanesimo, Roma 1990, Città Nuova, 25.

[12] P. Giovetti, Viktor Frankl. Vita e opere del fondatore della logoterapia, Roma 2011, 117-118.

[13] Per un approfondimento sul concetto di logoterapia si rinvia a: V.E. Frankl, Fondamenti e applicazioni della logoterapia, Torino 1977, Società Editrice Internazionale.

[14] S. Frías, Incapacità di origine culturale. Un commento alla sentenza coram Salvatori del 7 maggio 2020, 256-257.

 

“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”

(S. Giovanni Paolo II)

 

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Emanuele Tupputi

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