Le conseguenze di un trauma pre-nuziale sul matrimonio e sulla coppia

trauma
James Charles, Signing the Marriage Register, 1895

In passato sono stati presentati dei casi, presso vari tribunali interdiocesani, nei quali almeno uno dei due coniugi è stato vittima di un trauma psichico o fisico nell’arco della sua vita che ha preceduto le nozze. É stato constatato, in retrospettiva, che tale trauma abbia inciso profondamente sul processo di formazione e di funzionamento della coppia, oltre ad essere stato causa di spiacevoli effetti negativi in ambito matrimoniale canonico. Quello su cui i periti e gli esperti si sono interrogati, è fino a che punto il “trauma” subito dal coniuge in epoca prenuziale possa aver influenzato in concreto l’opzione nuziale e la realizzazione della vita matrimoniale. [1]

Trauma

Prima di addentrarci nel vivo del discorso occorre fornire un breve chiarimento riguardo a che cosa voglia significare la parola trauma. Il trauma è una ferita, un punto di rottura. Letteralmente la sua etimologia greca vuole significare “danneggiare”, “ledere”, “rovinare”. Siamo dunque davanti ad una lesione che produce un effetto di violento shock su tutto l’organismo della persona. Il trauma psichico, quale ferita dell’anima, costituisce un impatto negativo sulla persona che lo ha vissuto e produce in lei una scissione, ovvero una netta linea di demarcazione tra il modo di vivere e di vedere il mondo prima e dopo l’evento traumatico. Secondo Klutzer la parola trauma indicherebbe un evento in grado di produrre un effetto lesivo, maggiore rispetto al termine shock [2].

Secondo Janet invece il fatto traumatico provocherebbe nel soggetto un’attivazione neurologica eccedente la capacità di adattamento emotivo e cognitivo individuale [3]. Il soggetto non è in grado di comprendere e di gestire ciò che è accaduto e ciò potrebbe dare luogo a vari meccanismi di difesa, quali: dissociazione della coscienza, amnesia, ottundimento emotivo, ecc [4]. Flannery si pone in continuità con Janet, definendo il trauma psichico come la reazione fisica e psicologica di un individuo ad un improvviso, travolgente e solitamente inaspettato evento, potenzialmente minaccioso per la propria vita, sul quale egli non ha controllo [5].

Il trauma psichico è dunque un’esperienza sconvolgente che va ad inficiare la dimensione esistenziale del soggetto, impedendogli di elaborare l’evento traumatico. Esso non può essere né storicizzato, né contestualizzato dal soggetto che lo ha subito, senza l’aiuto di un professionista [6]. Secondo il DSM 5 gli accadimenti traumatici consisterebbero in esposizione a morte reale, minaccia di morte, grave lesione e violenza sessuale.

Le conseguenze in ambito matrimoniale

Compreso quanto peso abbia un evento traumatico nello sviluppo della persona che lo ha vissuto, si può comprendere come tale evento sia in grado di influenzare e plasmare scelte di vita fondamentali del soggetto, come quella matrimoniale. La scelta del partner, la formazione ed il funzionamento della coppia coniugale dipendono dagli antichi vissuti traumatici del soggetto. Queste problematiche remote, ma tuttavia rimaste irrisolte, vengono spesso compensate dal soggetto mediante un atteggiamento di idealizzazione del partner. Il tipo di rapporto che si instaura con un altra persona dipende fortemente da come la si percepisce e vive, ovvero da come la si rappresenta internamente [7]. Delle rappresentazioni dell’altro viziate da pregressi traumatici diventano disfunzionali per l’equilibrio della diade, ovvero della coppia.[8]

É dunque necessaria una maturità tale da permettere di accogliere l’altro nella sua totalità e facendo ciò, tale da permettere di amare l’altro per ciò che è realmente e non per una sua visione idealizzata. Tale maturità deve essere raggiunta dal soggetto prima della costruzione del rapporto di coppia. Se così non avviene, il rischio è che il soggetto consideri sé stesso e l’altro in termini assolutistici ed idealizzati, o completamente positivi o completamente negativi, facendo uso del meccanismo difensivo della scissione [9]. Secondo Loriedo e Picardi: “la capacità di accettare il partner come soggetto altro è alla base di un investimento affettivo maturo e si sviluppa soltanto se e quando il Sè è dotato di un adeguato senso di identità” [10].

Una unione inficiata

Nei soggetti che hanno subito traumi durante la loro vita sono state riscontrate elevate aspettative nel rapporto emotivo-affettivo-sessuale con l’altro. Queste aspettative sono dovute dal fatto che il soggetto si prefigura attraverso la relazione con il partner la possibilità di ottenere una condizione migliore rispetto a quella vissuta in precedenza, che era stata compromessa dall’esperienza traumatica. Pertanto la scelta del partner da parte di tali soggetti è dominata da potenti idealizzazioni difensive, sia del compagno di vita che della coppia, fino ad arrivare ad intendere il progetto matrimoniale quasi come una sorta di relazione terapeutica naturale [11]. Il concepimento psichico della coppia viene dunque fuorviato dai processi decisionali del partner traumatizzato.

La perizia

L’analisi per comprendere se e fino a che punto il trauma vissuto dal soggetto nella sua vita prematrimoniale ha inciso sull’opzione nuziale e sulla vita di coppia deve svolgersi in due fasi. Nella prima fase si deve prendere in esame l’effetto che il trauma ha avuto sul coniuge, ovvero le sue conseguenze cliniche sul soggetto: se ed in che grado è stato elaborato e se ha generato degli esiti negativi, sopratutto nell’ambito dei disturbi della personalità e delle disfunzioni sessuali. Nella seconda fase del procedimento di analisi si analizza se le conseguenze cliniche provocate dal trauma sovra citate influenzino le funzioni antropologiche richieste dal diritto canonico per al validità del matrimonio. Tali funzioni riguardano il processo di formazione del consenso, l’attuazione ed il mantenimento degli oneri coniugali fondamentali e l’esercizio fisiologico della sessualità con il partner esclusivo [12].

Note

[1] Cfr. AA.VV. Traumi psico-fisici e matrimonio: riflessioni medico-canonistiche da una casistica peritale, in Rassegna italiana di Criminologia, XV, nr. 3, 2021, pp. 228-240: 228.

[2] Cfr. G. KLUZER, Il Trauma in Psicoanalisi, 2014.

[3] Cfr. P. JANET, Trauma, coscienza, personalità. Scritti clinici di Pierre Janet, Raffaello Cortina, Milano, 2016.

[4] Cfr. V. LINGIARDI, F. GAZZILLO, La personalità e i suoi disturbi. Valutazione clinica e diagnosi al servizio del trattamento, Raffaello Cortina, Milano, 2014, p. 110.

[5] Cfr. R. B. FLANNERY, Social supporto and psychological trauma: A methodological review, in Journal of Dramatic Stress, 1990, 3R, pp. 593-611. Ed anche dello stesso autore: The employee victim of violence: Recognizing the impact of untreated psychological trauma, in American Journal of Alzheimer’s Disease & Other Dementias, 16, 2001, pp. 230-233.

[6] Cfr. C. BARBIERI, A. VERDE, Trauma e vittimizzazione lungo le generazioni: alcune riflessioni in margine a un caso peritale, in Rassegna Italiana di Criminologia, 2014, 1, pp. 30-38.

[7] Cfr. O. F. KERNBERG, Teoria della relazione oggettuale e clinica psicoanalitica, Bollati Boringhieri, Torino, 1980.

[8] C. BARBIERI, I. GRATTAGLIANO, R. CATANESI, Alcune riflessioni sul c.d. reato narcisistico, in Rassegna Italiana di Criminologia, 4, 2019, pp. 257-267.

[9] Cfr. AA.VV. Traumi psico-fisici e matrimonio: riflessioni medico-canonistiche da una casistica peritale, in Rassegna italiana di Criminologia, XV, nr. 3, 2021, pp. 228-240: 236.

[10] C. LORIEDO, A. PICARDI, Dalla teoria generale dei sistemi alla teoria dell’attaccamento: Percorsi e modelli della psicoterapia sistemico-relazionale, Milano, 2000.

[11] H. V. DICKS, Tensioni coniugali: Studi clinici per una teoria psicologica dell’interazione, Roma, 1992.

[12] Cfr. AA.VV. Traumi psico-fisici e matrimonio: riflessioni medico-canonistiche da una casistica peritale, in Rassegna italiana di Criminologia, XV, nr. 3, 2021, pp. 228-240: 238.

 

Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit

(San Giovanni Paolo II)

 

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