Il Premio Vox Canonica 2025 è stato assegnato al Prof. Luigi Sabbarese, per il rilievo del suo contributo nel campo del diritto canonico, maturato attraverso l’insegnamento, la ricerca scientifica e il servizio ecclesiale.
Già docente ordinario di Diritto matrimoniale canonico presso la Pontificia Università Urbaniana, il Prof. Sabbarese attualmente svolge attività accademica presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale – Sezione San Tommaso a Napoli, il Pontificio Istituto Orientale, la Pontificia Università Gregoriana e lo Studium del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata.
Oltre all’ambito universitario, è impegnato in numerosi incarichi istituzionali. È consultore del Dicastero per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica e referendario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Per il Vicariato della Città del Vaticano ricopre il ruolo di vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico di prima istanza e di referente per la tutela dei minori.
Collabora stabilmente con la Conferenza Episcopale Italiana: è membro del consiglio di presidenza del Servizio nazionale per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, membro della Commissione mista Vescovi – Istituti di vita consacrata, e coordina l’area giuridica della Conferenza Italiana Superiori Maggiori.
L’ampiezza e la continuità del suo impegno lo rendono una figura di riferimento nel panorama canonistico attuale. L’intervista che segue intende offrire uno sguardo sul suo percorso formativo e professionale, mettendo in luce alcune delle questioni che hanno orientato la sua riflessione e la sua attività negli anni.
Professore, che significato ha per lei il Premio Vox Canonica? Come ha vissuto il momento in cui ha saputo di essere stato scelto come vincitore?
Il premio è certamente un riconoscimento significativo, ma lo reputo un riconoscimento al valore della scienza canonica piuttosto che alla mia persona. La scelta sulla mia persona mi onora, ma sono più onorato di sapere che Vox Canonica, espressione di giovani canonisti, rappresenta una voce fresca nel panorama canonistico contemporaneo che ha bisogno di preparazione, di passione, di persone capaci di porre questioni essenziali e di avviare soluzioni giuridicamente fondate, ecclesialmente condivise e costruttive, a beneficio dell’intera comunità ecclesiale.
C’è stato un maestro, una figura di riferimento, che ha avuto un ruolo decisivo nel suo percorso di studio?
Come è noto, la mia preparazione canonistica è iniziata e si è conclusa presso l’Università Pontificia Salesiana. L’ambiente della facoltà di diritto canonico, a misura d’uomo, permetteva di avere un rapporto informale, ma continuativo, intenso e proficuo con i professori sia sotto il profilo accademico sia sotto il profilo umano. Ricordo con affetto e riconoscenza tutti i miei docenti; alcuni in particolar modo mi sono stati preziosi. Certamente Suor Giuliana Accornero, FMA, direttrice della mia tesi di dottorato; accompagnandomi nella ricerca – mi incontrava ogni mese – mi dava orientamenti sicuri che esprimeva pure nella correzione delle bozze che le presentavo. Era così precisa che modificava addirittura le citazioni letterali, quando, secondo lei, non erano corrette o eleganti in italiano. Insieme a lei, non posso non menzionare i professori Tarcisio Bertone, futuro arcivescovo e cardinale, Sabino Ardito e Pier Giorgio Marcuzzi.
Accanto ai miei professori, non posso dimenticare un maestro che non ho conosciuto esattamente nel mio percorso di studio, ma che ha “accompagnato” l’inizio del mio percorso di docenza: p. Velasio De Paolis, scalabriniano, poi Cardinale. Devo a lui l’inizio del mio insegnamento romano alla Pontificia Università Urbaniana. All’epoca, siamo nel 1995, già insegnavo al Collegio Alberoni di Piacenza e una volta trasferitomi in Urbe ho iniziato all’Urbaniana e alla Pontificia Università Salesiana. Con p. Velasio si è instaurato un dialogo fruttuoso per il confronto scientifico-dottrinale e umano.
All’epoca restavo meravigliato della semplicità con cui si confrontava con me e percepivo, non senza una punta di orgoglio da parte mia, una certa stima nei miei confronti. Ne ebbi implicita conferma, quando nel 2003 tenni la mia prima relazione negli incontri annuali di studio organizzati dal GIDDC, p. Velasio era seduto in prima fila: non nascondo che all’epoca avvertivo un certo timore, ma vedendo lui che annuiva percepivo anche la sua approvazione. Di lui conservo, poi, dialoghi preziosi che andavano ben al di là del diritto canonico e che rimangono in quell’ascolto che è capace di custodire la preziosità delle parole nello scrigno del silenzio.
Quali libri hanno contribuito a formare il suo modo di intendere il diritto canonico? Ci sono letture che considera fondamentali per ogni canonista?
In verità nella mia formazione canonistica ho dato molto spazio alle fonti, sia da studente sia, in seguito, da studioso e docente. Ricordo ancora con piacere sia il seminario Lectura fontium, tenuto dal prof. Marcuzzi, che mi ha introdotto specialmente alla lettura e comprensione del decreto di Graziano e alla lettura corretta delle fonti del Codice fino a risalire a quelle antiche, sia le lezioni di storia delle fonti e delle istituzioni tenute dal prof. Oldřich Přerovský, curatore della Summa di Uguccione da Pisa, all’epoca direttore dell’istituto storico della facoltà di diritto canonico all’UPS.
Grazie ad una buona preparazione in latino ho potuto avvicinarmi alla dottrina a commento del codice del 1917, ad esempio il Cappello, Werz-Vidal, e ho potuto leggere la giurisprudenza, tanto necessaria non solo per il diritto matrimoniale e processuale ma anche per le fonti antiche. Reputo la conoscenza del latino, almeno sino ad oggi, uno strumento necessario per il canonista chiamato a svolgere attività accademiche. Quindi se dovessi indicare un testo, insisterei sulla conoscenza delle fonti.
Guardando alla sua ampia produzione scientifica, c’è un filo rosso che lega le sue ricerche nel tempo? Un’intuizione o una domanda di fondo che l’ha accompagnata negli anni?
Per motivi a volte contingenti ho dovuto insegnare diverse discipline dal diritto processuale nei primi anni di insegnamento all’UPS ai laici e associazioni, dalla costituzione gerarchica, al diritto matrimoniale. Quest’ultimo ha occupato un posto rilevante, anche per il lungo periodo di insegnamento, dal 2000 al 2023, e mi ha “costretto” a confrontarmi con la dimensione culturale e interculturale e, in definitiva, con l’inculturazione del Vangelo. La specifica questione del matrimonio canonico, nelle culture dei popoli, si colloca nel più ampio ambito della missione della Chiesa e dell’incontro di questa con le culture e le sensibilità locali. Nella Chiesa, il futuro del diritto e il diritto del futuro si dovranno sempre più confrontare con i popoli e le loro culture.
Da molti anni si dedica con impegno alla formazione degli studenti. Quali aspetti considera fondamentali da trasmettere, sia sul piano accademico sia su quello umano?
Insegnando per lo più in ambienti accademici internazionali, vuoi per l’inesperienza del giovane docente vuoi per l’internazionalità degli studenti, che ponevano domande sollecitate soprattutto dal confronto del diritto canonico con la loro cultura di appartenenza, ho dovuto imparare sin dall’inizio della docenza a non avere fretta nel rispondere alle domande degli studenti e a non pretendere di rispondere subito in maniera esauriente. In tal modo ho fatto io stesso esperienza di “umiltà”, allontanando la pretesa di poter sapere tutto, e di “pazienza”, sapendo darmi tempo per capire bene le questioni e dare risposte più complete alla lezione successiva.
Così io ho imparato che la preparazione personale non si esaurisce negli anni di studio, durante i quali si possono acquisire solo alcuni contenuti e un metodo di lavoro che orienta nella ricerca delle risposte alle questioni. E, così, facendo, ho anche suggerito agli studenti un metodo: le risposte alle questioni vanno preparate, non improvvisate. Solo un’adeguata preparazione, che concede tempo per la comprensione dei problemi, può offrire risposte esaustive.
Il diritto matrimoniale è uno dei suoi ambiti di studio principali. Quali difficoltà emergono più spesso nella prassi dei tribunali ecclesiastici?
Premesso che oggi la maggior parte delle attività nei tribunali ecclesiastici non sembra più riguardare le cause matrimoniali, in questo ambito permangono tuttavia diverse criticità, specie nei tribunali “periferici”, magari con poco personale o con personale che non ha i titoli accademici, come anche nei tribunali ove si sono instaurate prassi a dir poco irrituali e che non è sempre facile scardinare.
E, quindi, si corre il rischio, ad esempio, che le osservazioni del difensore del vincolo rispondano ad una sorta di formulario preconfezionato, disattendendo il criterio della ragionevolezza del suo munus, e quindi la mancanza di contraddittorio, di aderenza ai fatti storici, col rischio di travisare i fatti e la loro interpretazione; che le sentenze siano meramente narrative e affatto argomentative, con scarso riferimento alla giurisprudenza rotale e alla dottrina di probati auctores.
Infine, quale consiglio si sentirebbe di dare a un giovane che oggi si avvicina per la prima volta allo studio del diritto canonico?
È di per sé sempre impegnativo dare consigli, specie oggi che stiamo vivendo un momento storico complesso, anche per il diritto nella Chiesa. Chi si avvicina oggi allo studio del diritto canonico è coraggioso e deve essere consapevole del momento presente: tempo di riforme, di rinnovamento e di discernimento, di crisi diffusa; e il diritto canonico non ne è esente.
L’autocomprensione della canonistica dipende anche dai canonisti; il consiglio, dunque, è di avere chiara tale sfida e di non rinunciare ad affrontare le crisi… ma questo vale sia per le nuove generazioni di futuri canonisti sia per chi ha già percorso un buon tratto di cammino in compagnia del diritto nella Chiesa.
“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”
(S. Giovanni Paolo II)
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Una risposta
Bellisimo mesaggio. Un grazie a Vox Canonica e al prof. Luigi Sabbarese ho imparato molto de suoi scriti. Lo ringrazio molto.