Il processo telematico nell’ordinamento canonico

Disponibile a breve il nuovo testo del dott. Margherita sul processo telematico nell’ordinamento canonico

Uscirà il 25 maggio prossimo, per i tipi Marcianum Press, il nuovo libro del dott. Giovanni Margherita, dal titolo: “Il processo telematico nell’ordinamento canonico. Prospettive comparatistiche degli atti introduttivi con il processo civile telematico e i possibili riscontri nello ius canonicum”. Giovanni Margherita è dottore in Utroque Iure, giudice presso il Tribunale ecclesiastico diocesano di Alessandria e docente di Religione Cattolica.

Il testo cerca di individuare modalità, forme e definizioni del “processo civile telematico” cercando, de iure condendo, di inserirle all’interno degli schemi già fissi del processo canonico. La metodologia utilizzata ai fini della ricerca è per lo più scientifica in quanto la dottrina di riferimento risulta essere esigua sull’argomento specie nell’ordinamento canonico, per cui, nonostante i limiti riscontrati, la maggior parte dello studio si è concentrato sul processo civile telematico ed in ultima istanza si è potuto riflettere sulle possibili risultanze nel diritto della Chiesa. Per cercare di entrare meglio nell’argomento, abbiamo posto alcune domande all’autore, che ringraziamo per la disponibilità.

Il suo testo parla di un argomento per certi aspetti nuovo, che idea si è fatto del processo telematico?

La riflessione compiuta porta inevitabilmente a considerare come, per il processo civile telematico, si cerchi in ogni modo di facilitare l’attività processuale e di allontanare ogni possibile lungaggine dello stesso processo in vista anche di una certa economia processuale, consentendo in questo modo di raggiungere gli scopi e i fini del processo con il minor dispendio di energia. Di contro, all’interno dell’ordinamento canonico, il Magistero e la stessa dottrina canonistica, enfatizzano il concetto di “celerità processuale”, senza però discostarsi minimamente dal supporto cartaceo che, seppur congeniale e sempre certo, lascia un’ombra notevole su quanto invece la società civile intende sviluppare nell’ottica del progresso giuridico (Il processo telematico nell’ordinamento canonico, 261).

Questo tipo di processo, potrebbe in un certo qual modo mancare di una prospettiva “umana”?

È indubbio che i tribunali ecclesiastici necessitano di una ridefinizione dal punto di vista tecnico/strumentale e che, al giorno d’oggi, risulta ormai impellente. La motivazione di ciò ricade esclusivamente sul fattore comunitario e sul fine ultimo della salus aeterna animarum: i fedeli animati dallo spirito comunitario, desiderosi di rivedere la propria situazione ecclesiale, necessitano, oltre che di un confronto paritetico, anche di un dinamismo che le strutture ecclesiali scarseggiano ad operare. Certamente le “nostre” comunità, riempite di speranza e fiducia, devono riporre il loro operato su basi già ampiamente consolidate, come nel PCT, e lasciare che la scrittura, su formato cartaceo, diventi uno dei molteplici tasselli su cui innestare e impiantare l’intero apparato processuale. Sicuramente il continuo sviluppo delle tecnologie e le numerose necessità emerse nella pandemia di Covid-19 porteranno ad una maggiore consapevolezza che le nostre vite sono ormai permeate dalla digitalizzazione (Il processo telematico nell’ordinamento canonico, 235).

Per cui la prospettiva per così dire “personalistica” non sarebbe intaccata dalla tecnologia ma assumerebbe un rilievo maggiore in vista del fattore comunitario e del fine ultimo di cui la Chiesa si fa portatrice; certamente dilazionare il tempo processuale renderebbe l’angoscia del fedele necessariamente superiore rispetto all’utilizzo di tecniche già consolidate in altri ordinamenti.

Al Tribunale di Alessandria, ove Lei opera come Giudice, è adoperato questo tipo di processo?

Nel Tribunale ecclesiastico della Diocesi di Alessandria già da tempo l’invio dei fascicoli di parte agli avvocati viene fatto tramite indirizzi PEC ma soprattutto le deposizioni delle parti e dei testi, così come le perizie, vengono conservate in fascicoli informatici oltre che cartacei. Questo facilita la loro consultazione soprattutto quando vi è impossibilità di raggiungere facilmente e in tempi brevi il Tribunale. La cancelleria certamente ha un lavoro oneroso da compiere ma credo che il risultato sia maggiore rispetto alle difficoltà, alcune volte inevitabili, che possano nascere con il famoso doppio binario “cartaceo-digitale”.

Il suo libro a chi è rivolto e a chi può servire?

Sicuramente la sua lettura abbisogna di alcune conoscenze giuridiche che esulano da chi invece ne è digiuno ma, nella trattazione del libro, sono state spiegate singolarmente ogni modalità e tecniche del processo civile telematico così da conoscerne anche le finalità e in comparazione arrivare al “nostro” processo canonico. Per cui sarebbe auspicabile che la trattazione venga affrontata nelle aule accademiche così da instillare nel giurista d’oggi e nei futuri operatori del diritto la possibilità, fattiva e non remota, di un cambiamento radicale che si è protratto ormai da lungo tempo.

Potrebbe lasciare un messaggio ai giovani canonisti?

Come spesso ribadito all’interno del testo, De iure condendo sarà premura dei giuristi d’oggi cercare di accostarsi a tale novità e ad una eventuale riforma del sistema informatico, all’interno dello stesso diritto canonico, portando alla luce strumenti e tecniche già previste per altri ordinamenti giuridici consegnando, in questo modo, all’intera comunità un diritto nuovo, agevole in una società in continua mutazione sul versante informatizzato (Il processo telematico nell’ordinamento canonico, 272).

 

“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit”

(San Giovanni Paolo II)

 

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Rosario Vitale

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Vox Canonica nasce nell’anno 2020 dal genio di un gruppo di appassionati giovani studenti di diritto canonico alla Pontificia Università Lateranense.

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