La rilevanza del diritto canonico: “mezzo, ausilio, presidio” al servizio della missione della Chiesa
A 40 anni dalla promulgazione del CIC incontri di studio presso l’Università Giustino Fortunato di Benevento e la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli
Si terranno nell’Aula Magna dell’Università Giustino Fortunato di Benevento e nel Dipartimento di Diritto Canonico della Pontificia Università Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli degli incontri di studio dal titolo “Diritto canonico: persone, comunità, missione a 40 anni dalla promulgazione del Codice per la Chiesa latina”.
Gli incontri di studio che si svolgeranno in due giorni (18 e 19 dicembre 2023) sono un’occasione propizia di dialogo e confronto di carattere scientifico tra diversi illustri professori che sono impegnati in Dicasteri della Santa Sede o in diversi Atenei per celebrare al meglio il quarantesimo anniversario della promulgazione del Codice di Diritto Canonico.
Si tratta sicuramente di una delle poche iniziative scientifiche promosse nel sud Italia per celebrare l’importante ricorrenza. Pertanto, abbiamo posto qualche domanda al professore Paolo Palumbo, Associato di Diritto ecclesiastico e Diritto canonico presso l’Università Giustino Fortunato di Benevento, nonché uno degli organizzatori dell’evento e che ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato.
Professore Palumbo come nasce l’idea di queste giornate di studio?
Le due giornate di studio del 18 e 19 dicembre sono il frutto dell’impegno e della collaborazione dell’Università Giustino Fortunato e del Dipartimento di Diritto canonico della Pontificia Facoltà Teologica di Napoli con l’obiettivo di sottolineare, attraverso una proposta scientifica di riflessione ampia ed articolata, il quarantesimo anniversario della promulgazione del Codice di diritto canonico per la Chiesa latina.
L’iniziativa è stata da subito condivisa anche da altri Atenei e, in particolare, è significativo sottolineare che saranno coinvolte attivamente le università della Campania in cui sono attive cattedre di Diritto canonico. Inoltre, le giornate rappresentano un momento prezioso di confronto ed una delle poche iniziative scientifiche promosse nel sud Italia per celebrare l’importante ricorrenza. La supervisione scientifica è stata curata insieme con i Proff. Antonello Foderaro, Raffaele Santoro e Luigi Ortaglio.
Quali i temi che verranno trattati?
Le giornate vedranno una prolusione tematica principale ed una tavola rotonda, così che nel corso della due-giorni possa realizzarsi un focus su tutti i sette libri del Codice di diritto canonico e sulle principali modifiche che in questi 40 anni hanno interessato il diritto ecclesiale. Nella prima giornata, che si terrà a Benevento, la prolusione sarà tenuta da Mons. Iannone, Prefetto del Dicastero per i Testi legislativi, e non verrà tralasciato quanto recentemente emerso dalla Relazione finale del Sinodo dei Vescovi sul ruolo del diritto canonico; la tavola rotonda che seguirà si concentrerà su alcune questioni in tema di legge ecclesiastica, potestà di governo, diritti dei fedeli, tutela dei minori e riforma del processo di nullità, con un’attenzione specifica alle implicazioni interordinamentali.
Animeranno la discussione ed il confronto i Professori Massimo Del Pozzo, Mario Ferrante, Anna Gianfreda, Giorgio Giovanelli e Raffaele Santoro. La prolusione della seconda sessione del 19 dicembre, che si terrà a Napoli, sarà tenuta da Mons. Arrieta, Segretario del Dicastero per i Testi legislativi, sul rapporto tra diritto canonico, pastorale e comunione; seguirà la tavola rotonda con gli approfondimenti in tema di prospettiva interculturale del diritto canonico, riforme della Curia romana ed economico/finanziarie, diritto matrimoniale e itinerari catecumenali, libertà religiosa. Animeranno la discussione ed il confronto i Professori Giuseppe D’Angelo, Maria d’Arienzo, Ludovica Decimo, Erasmo Napolitano e Luigi Sabbarese.
Professore qual è lo stato attuale del CIC a distanza di 40 anni?
Guardando il Codice di quarant’anni fa e quello di oggi, dopo le numerose modifiche che lo hanno interessato, si potrebbe essere tentati di affermare che ci si trovi davanti ad “un altro” diritto canonico. E’ una tentazione da evitare. E’ “l’ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità”, come chiarito da Benedetto XVI circa il Concilio Vaticano II, l’interpretazione che dobbiamo dare a questo lungo periodo di riforma che non è affatto concluso. Da diverse parti giungono anche ragionevoli e fondate critiche sulle modalità e gli strumenti che il Legislatore a volte ha utilizzato per realizzare interventi modificativi o riformatori ed sul disorientamento che spesso ne è disceso, ma il quadro generale nel quale studiare e comprendere tutte le riforme è certamente quello indicato.
Lo stesso dovrà avvenire negli anni futuri per chiarire, in particolare, le implicazioni canonistiche della sinodalità. La Relazione finale della prima sessione del Sinodo dei Vescovi sulla sinodalità auspica (318 voti a favore e 26 voti contrari) una revisione integrale del Codice di Diritto Canonico e del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali. C’è quindi grande interesse intorno al ruolo ed alla funzione del diritto canonico, e non potrebbe essere diversamente, trattandosi di una dimensione fondamentale della realtà ecclesiale, “connaturale” alla vita della Chiesa “cui anche di fatto è assai utile: esso è un mezzo, è un ausilio, è anche – in delicate questioni di giustizia – un presidio” (San Giovanni Paolo II); il diritto canonico resta un imprescindibile strumento funzionale e di servizio per la missione della Chiesa.
L’assoluta originalità che caratterizza la Chiesa cattolica, il rapporto inscindibile tra teologia e diritto, la prospettiva ultima della salus animarum e, quindi, della centralità della persona/fedele hanno aperto e apriranno ancora spazi “dinamici” all’evoluzione del diritto canonico e certamente non potranno mai determinarne la sua marginalità.
Assistiamo in questa stagione a diverse modifiche; come è cambiato il Codice di diritto canonico durante gli anni del Pontificato di Francesco?
In questi 10 anni di Pontificato, Francesco ha compiuto molti più interventi sul diritto ecclesiale di quelli dei suoi ultimi predecessori. La riforma dei processi di nullità del matrimonio, quella della Curia Romana e quella del Diritto penale (in linea con l’impegno della Chiesa cattolica per la tutela dei minori), investendo ambiti e settori centrali e consistenti della vita della Chiesa, ci restituiscono subito il senso e l’importanza dell’azione riformatrice di Francesco.
La ratio di tali interventi, come ha ricordato lo stesso Pontefice, è quella di rafforzare sia il nesso tra diritto canonico e missione quanto il contributo del diritto all’evangelizzazione. Ricordando una bella espressione di Benedetto XVI, più volte ripresa da Francesco, queste riforme mettono ancora più in luce la rilevanza del diritto canonico quale “condizione dell’amore”, che significa non perdere mai di vista i diritti dei singoli fedeli e delle comunità, mettendo al centro sempre il bene integrale delle persone, con le loro fragilità e vulnerabilità, sforzandosi di fare in modo che avvertano e vivano la disciplina ecclesiale come sostegno nel cammino ecclesiale e non come limite od ostacolo alla piena realizzazione della propria esperienza e vocazione di vita nella Chiesa ed all’incontro con Cristo.
Mi sento di dire, prestando servizio anche nei Tribunali ecclesiastici e nella curia, che solo chi non fa “pratica” del diritto canonico può ritenere che la legge ecclesiastica sia una realtà lontana dalla “carne viva” o dalle “ferite” dei fedeli. E’ un impegno non semplice, ma necessario, per manifestare il volto misericordioso della Chiesa, nel servizio di una giustizia inseparabile dalla verità. San Paolo VI affermava: “Se la Chiesa è un disegno divino – Ecclesia de Trinitate – le sue istituzioni, pur perfettibili, devono essere stabilite al fine di comunicare la grazia divina e favorire, secondo i doni e la missione di ciascuno, il bene dei fedeli, scopo essenziale della Chiesa. Tale scopo sociale, la salvezza delle anime, la salus animarum, resta lo scopo supremo delle istituzioni, del diritto, delle leggi”.
“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”
(S. Giovanni Paolo II)
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