L’esercizio della potestà secondo il canone 617

potestà
San Benedetto consegna la Regola

Nel nostro precedente articolo abbiamo esaminato la formazione del canone 617 nel processo di revisione del Codice del 1983 QUI. Il presente studio si concentrerà sull’esercizio della potestà secondo le disposizioni del canone 617. In effetti, il problema della potestà sacra nella Chiesa è stato ed è tuttora uno dei punti oggetto di un grande e difficile dibattito tra gli studiosi e i dottori di diritto canonico. Riconosciamo che è difficile trovare una via di mezzo tra i sostenitori delle varie posizioni sulla questione della potestà, dati i presupposti delle loro teorie, che divergono su molti parametri. A questo proposito, Beyer non esita a dire che: la questione del potere sacro non ha ancora raggiunto la maturità. Dato che non esiste una risposta definitiva a questa domanda, vogliamo dare il nostro modesto contributo considerando il problema del potere sacro dalla prospettiva della vita consacrata. Il nostro studio si concentrerà sull’esercizio della potestà secondo il canone 617. 

Potere e funzione del superiore

L’ufficio del superiore si compone di due elementi: i doveri che gli spettano e i diritti che ne derivano; in altre parole, il potere necessario al suo adempimento. Da un lato, Gambari distingue tra ciò che appartiene all’ufficio (munus): l’educazione e la santificazione; dall’altro, c’è ciò che appartiene al potere: il governo. Nell’esercizio della sua funzione e del suo governo, il superiore religioso non è un pater familias. È quindi vincolato dal diritto universale e dal diritto proprio che sono per lui come barometri a pressione che segnano i limiti del suo esercizio di potere. In tutto questo, la cosa principale è cercare la volontà di Dio e il bene dell’Istituto e della Chiesa.

L’azione del superiore nel diritto universale e nel diritto proprio

L’azione del superiore, come abbiamo appena visto nell’analisi del suo potere, si svolge entro limiti ben precisi. Questo fatto non deve essere considerato come una limitazione del suo potere, ma deve essere visto come una protezione dei diritti di coloro che dipendono da lui. Commentando la clausola a norma del diritto universale e diritto proprio, il Gambari sottolinea il legame vitale tra l’azione del superiore nel suo istituto e la sua ripercussione nella Chiesa universale. Questo legame è costituito dal ministero della Chiesa. Infatti, la Chiesa, attraverso il suo diritto universale, organizza la vita delle sue istituzioni. Rispettare le regole per un superiore è il modo migliore per cooperare al bene della chiesa, attraverso il cui ministero ha ricevuto il suo potere.

La Chiesa non è una società composta da un insieme di compartimenti uniformi. È una società all’interno della quale troviamo istituzioni che, pur condividendo l’unica missione dell’insieme, mantengono la loro specificità. Per rispetto a questa specificità, la Chiesa riconosce un diritto proprio a ogni istituto di vita consacrata. Ciò conferisce all’istituto un carattere proprio. Il diritto proprio traduce in un linguaggio particolare ciò che il diritto universale afferma come linee generali. È per questo che l’ufficio di un superiore sarà definito e svolto in modo diverso da un istituto all’altro. Pertanto, possiamo comprendere il canone 601 che parla di obbedienza ai superiori quando questi comandano secondo le costituzioni proprie. Il diritto proprio è costituito dal codice fondamentale (costituzioni) e dagli altri codici. Il codice fondamentale non ha lo stesso valore giuridico degli altri codici.

Per concludere

Il canone 617 è un ulteriore passo nell’esercizio concreto della sacra potestà. L’esercizio della potestà risponde a criteri molto precisi che abbiamo delucidato. L’autorità dei superiori ha due fonti: il diritto universale e il diritto proprio. Tra le due fonti c’è un’armoniosa integrazione. Il canone 617 aiuta sia i membri che i superiori di un Istituto.

Bibliografia

  • A. Calabrese, Istituti di vita consacrata e società di vita apostolica, Città del Vaticano 1997.
  • E. Gambari, Vita religiosa secondo il concilio e il nuovo diritto canonico, Edizioni Monfortane, Roma 1985.
  • E. Gambari, I religiosi nel codice. Commenti ai singoli canoni, Àncora, Milano 1986.
  • J. Beyer, Le droit de la vie consacrée. Normes communes, Trady, Paris 1988.

 

Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit

(San Giovanni Paolo II)

 

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Picture of Bienvenu Diouabaka - Ntondele

Bienvenu Diouabaka - Ntondele

Sacerdote dell’Ordine della Santissima Trinità e degli Schiavi, comunemente chiamato "Padri Trinitari", si è laureato all’Università Marien Ngouabi di Brazzaville (Reppublica del Congo), presso il dipartimento di Filosofia, ottenendo nel 2009 un Master di Livello II in Metafisica e storia della filosofia. Nel 2019 ha ottenuto la Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Urbaniana, voto “Summa cum Laude”, con la tesi “La Fonction conciliatrice du juge à la lumière du can. 1446”. Dal 2020 frequenta la Pontifica Università Lateranense dove ha conseguito nel 2021 una licenza in utroque iure (Utrumque Ius). Attualmente sta conseguendo presso la stessa Università, il dottorato in diritto canonico e civile (Utrumque Ius), dal titolo: "Ufficio del giudice. Approccio comparato tra l'ordinamento canonico e alcuni sistemi di Civil law". È in particolare studioso del diritto comparato, del diritto della vita consacrata, del diritto processuale canonico e del diritto penalo canonico. È anche appassionato dell’esegesi biblica.

Lascia un commento

Iscriviti alla Newsletter