Papa Francesco alla Rota Romana: “Il matrimonio non è una formalità!”

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Fonte: VaticanNews

Il legame coniugale tra ordine naturale e ordine della Grazia

Lo scorso 27 gennaio, Papa Francesco ha inaugurato presso la Sala Clementina del Palazzo Apostolico l’anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana.

La tematica dell’allocuzione rivolta ai Prelati uditori è stata la centralità del matrimonio cristiano nell’esperienza umana.

Infatti, il Santo Padre ha ribadito la necessità per la Chiesa e per la società di riflettere sul vincolo coniugale tra l’uomo e la donna, fondativo della famiglia.

Questa necessità è tanto più grave se si pensi che sul matrimonio aleggiano dottrine false e fuorvianti, che generano ignoranza e, dunque, fraintendimenti.

A fronte dell’aumento delle crisi coniugali, la comunità cristiana, che il Papa definisce “grande famiglia”, ha il compito di ricordare che l’origine del matrimonio è l’ordine naturale della creazione, secondo il racconto della Genesi.

La coscienza stessa della persona può riconoscere i caratteri essenziali e costitutivi del vincolo coniugale; anzi, nella misura in cui saranno illuminati dalla Parola di Dio e dal magistero ecclesiastico, gli sposi vivranno il proprio legame sul piano della grazia sacramentale, venendo essi stessi inseriti nell’Alleanza tra Cristo e la Chiesa.

In verità, Papa Francesco non dimentica come il sentire comune abbia sminuito l’istituto matrimoniale, trasformandolo in un’usanza vuota o una realtà priva di concretezza e di riflessi pratici; a tal proposito, citando la propria esortazione apostolica Evangelii Gaudium, il Pontefice chiarisce:

Il matrimonio secondo la Rivelazione cristiana non è una cerimonia o un evento sociale, né una formalità; non è nemmeno un ideale astratto: è una realtà con la sua precisa consistenza, non «una mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo la sensibilità di ognuno».

Il matrimonio come percorso di santità

Il pensiero del matrimonio come ideale è rischioso, perché fa apparire il vincolo coniugale come una prospettiva irrealizzabile: sebbene il disegno divino sia superiore alle possibilità umane e le vicende matrimoniali gettino un’ombra di imperfezione, ciò non deve scoraggiare gli sposi.

Anzi, piuttosto che guardare alle imperfezioni, gli sposi cristiani dovrebbero accogliere la perfettibilità del proprio amore e incamminarsi insieme sulla via della santità.

Nell’economia cristiana della salvezza il matrimonio costituisce anzitutto la via maestra per la santità dei coniugi stessi, una santità vissuta nel quotidiano della vita: questo è un aspetto essenziale del Vangelo della famiglia. È significativo che la Chiesa stia oggi proponendo come esempi di santità alcune coppie di coniugi; e penso anche agli innumerevoli sposi che si santificano ed edificano la Chiesa con quella santità che ho chiamato «la santità della porta accanto».

Per compiere il precetto dell’amore, i coniugi hanno il diritto di essere accompagnati nella fase di preparazione alla celebrazione del sacramento e anche successivamente, soprattutto quando si affacciano i momenti di sconforto, crisi, incomprensione.

Nei percorsi prematrimoniali, in particolare, l’ottica sarà incentrata sul concetto di vincolo come strumento di libertà, perché è nel legame tra l’uomo e la donna che si perfeziona la vocazione d’amore, che ha la propria origine in Dio.

Il matrimonio come bene universale

L’ultima indicazione offerta ai Prelati uditori è stata l’importanza di riscoprire il valore universale del matrimonio, tenendo in considerazione anche i matrimoni non sacramentali, che assumono la propria rilevanza per i non battezzati.

L’approfondimento sulla naturalità dell’amore coniugale deve guidare nel discernimento delle situazioni: in altre parole, l’unità, l’indissolubilità, la fecondità sono elementi che devono caratterizzare ogni unione matrimoniale, anche contratta da non battezzati.

Qui si inserisce la missione della Chiesa: annunciare al mondo che il matrimonio è un dono per tutti:

Un bene straordinario, un bene di straordinario valore per tutti: per gli stessi coniugi, per i loro figli, per tutte le famiglie con cui entrano in relazione, per l’intera Chiesa, per tutta l’umanità. È un bene che è diffusivo, che attira i giovani a rispondere con gioia alla vocazione matrimoniale, che conforta e ravviva continuamente gli sposi, che porta tanti e diversi frutti nella comunione ecclesiale e nella società civile.

 

“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit”

(San Giovanni Paolo II)

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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Andrea Micciché

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