Il Papa indice l’anno di San Giuseppe, sarà possibile lucrare “speciali indulgenze” come farlo?

Giambattista Tiepolo, San Giuseppe col bambino Gesù, pala d’altare, secolo XVIII (1733), chiesa di San Salvatore, Bergamo

 

Con la Lettera apostolica Patris corde, (con cuore di Padre), papa Francesco commemora il 150.mo anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa universale, per l’occasione sarà possibile lucrare “speciali indulgenze” si legge. 

 

In occasione del 150° anniversario dalla dichiarazione di San Giuseppe quale patrono della Chiesa universale, Papa Francesco, mediante la lettera apostolica Patris corde QUI IL TESTO ha indetto l’Anno di S. Giuseppe. Di conseguenza è stato emanato un decreto dal Tribunale della Penitenzieria Apostolica, QUI IL TESTO dove vengono indicate le modalità per poter lucrare le “indulgenze”. Le indulgenze sono disciplinate nel Libro IV, al titolo IV del CIC e il canone 992 ivi presente, così definisce:


Can. 992 – “L’indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, dispensa ed applica autoritativamente il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi”.


Ciò significa che, ogni volta che un battezzato si accosta al sacramento della confessione gli viene rimessa la “colpa” del peccato davanti a Dio, ma rimane la cosiddetta “pena temporale” da dover soddisfare che, generalmente, è soddisfatta dalla penitenza che il confessore affida dopo l’assoluzione. Si sa però che la fragilità dell’uomo è strutturale e nel cammino verso la dimora Eterna l’uomo pecca e cade continuamente. É per questo che la Chiesa tramite le indulgenze concede la possibilità di ottenere la remissione della pena temporale dovuta per i peccati confessati.
Inoltre il canone 993 definisce due tipi di indulgenza:


Can. 993 – L’indulgenza è parziale o plenaria secondo che libera in parte o in tutto dalla pena temporale dovuta per i peccati.

 

Quando l’indulgenza è plenaria si ottiene la remissione di tutte le pene temporali da dover scontare fino a quel momento, quando l’indulgenza è parziale si ottiene la remissione solo di alcune pene temporali. Per questo è necessario che il fedele ugualmente si accosti al sacramento della confessione per ottenere la remissione del peccato in quante tale.
Il canone 996 definisce chi sia colui che può lucrare tali indulgenze:


Can. 996 – §1. È capace di lucrare indulgenze chi è battezzato, non scomunicato, in stato di grazia almeno al termine delle opere prescritte.
§2. Per lucrare di fatto le indulgenze il soggetto capace deve avere almeno l’intenzione di acquistarle e adempiere le opere ingiunte nel tempo stabilito e nel modo dovuto, a tenore della concessione.

 

Può lucrare l’indulgenza qualsiasi battezzato in stato di grazia, a meno che non sia stato scomunicato e, per poterla lucrare necessariamente bisogna adempiere tre condizioni di partenza:
Accostarsi alla confessione sacramentale (se non si è in stato di grazia), alla comunione eucaristica (ogni volta che si desidera lucrare l’indulgenza) e offrire una preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre, tutto con il necessario desiderio di lucrare l’indulgenza con l’animo distaccato da qualsiasi peccato.


Dopo aver adempiuto tali condizioni si potrà lucrare l’indulgenza plenaria compiendo uno di questi atti:
• Meditando per almeno 30 minuti la preghiera del Padre Nostro;
• Oppure prendendo parte a un Ritiro Spirituale di almeno una giornata che preveda una meditazione su San Giuseppe;
• Compiendo un’opera di misericordia corporale o spirituale;
• Recitando il Santo Rosario nelle famiglie e tra fidanzati;
• Affidando quotidianamente la propria attività alla protezione di San Giuseppe;
• Invocando con preghiere l’intercessione dell’Artigiano di Nazareth, affinché chi è in cerca di lavoro possa trovare un’occupazione e il lavoro di tutti sia più dignitoso;
• Recitando le Litanie a San Giuseppe (per la tradizione latina), oppure l’Akathistos a San Giuseppe, per intero o almeno qualche sua parte (per la tradizione bizantina), oppure qualche altra preghiera a San Giuseppe, propria alle altre tradizioni liturgiche, a favore della Chiesa perseguitata ad intra e ad extra e per il sollievo di tutti i cristiani che patiscono ogni forma di persecuzione;
• Recitando qualsivoglia orazione legittimamente approvata o atto di pietà in onore di San Giuseppe, per esempio “A te, o Beato Giuseppe”, specialmente nelle ricorrenze del 19 marzo e del 1° maggio, nella Festa della Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, nella Domenica di San Giuseppe (secondo la tradizione bizantina), il 19 di ogni mese e ogni mercoledì, giorno dedicato alla memoria del Santo secondo la tradizione latina.

Per coloro che a causa di malattia o anzianità  o siano agonizzanti, o se per altri motivi legittimi siano impossibilitati ad uscire di casa  se con l’animo distaccato da qualsiasi peccato e con l’intenzione di adempiere, non appena possibile, le tre solite condizioni, nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene, reciteranno un atto di pietà in onore di San Giuseppe, conforto dei malati e Patrono della buona morte, offriranno con fiducia a Dio i dolori e i disagi della propria vita lucreranno ugualmente l’indulgenza plenaria.

 

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Note: 

[1]Papa Francesco, Lettera apostolica Patris Corde, 8 dicembre 2020: http://www.vatican.va/content/francesco/it/apost_letters/documents/papa-francesco-lettera-ap_20201208_patris-corde.html

[2] Tribunale della Penitenzieria Apostolica: http://www.penitenzieria.va/content/penitenzieriaapostolica/it.html

[3] Decreto della Penitenzieria Apostolica: https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2020/12/08/0646/01508.html?fbclid=IwAR1jl7aCyj3wcAox6P4nheOPjJZwCh3hpPN1rK0WDVRoS8BLfOdog7195e4

 

 

“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”

(S. Giovanni Paolo II)

 

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