Gratitudine e ricordo per il professore Gaetano Lo Castro

Gaetano Lo Castro
Foto tratta dal “In Memoriam – È venuto a mancare il prof. Gaetano Lo Castro, visitante della Facoltà di Diritto Canonico | Pontificia Università della Santa Croce (pusc.it)

La Redazione di Vox Canonica esprime il proprio cordoglio, illuminato dalla speranza cristiana, per la scomparsa del professore Gaetano Lo Castro, emerito di diritto canonico ed ecclesiastico presso l’Università di Roma La Sapienza.

Uomo di profonda fede e di spiritualità sapiente, aveva coniugato la passione per la ricerca a un forte senso di appartenenza ecclesiale, che lo ha reso un acuto osservatore e uno stimato interprete di quello che egli stesso definiva “mistero del diritto”.

Ed effettivamente egli, nella sua lunga carriera – oltre che alla Sapienza, è stato docente nell’Alma Mater Studiorum di Bologna, nell’Università degli Studi di Catania e nella Pontificia Università Santa Croce – ha affrontato le varie branche della scienza canonistica ed ecclesiasticistica con l’occhio critico di chi considera il diritto non come un insieme di comandi, impartiti dal più forte, né una pura tecnica di organizzazione collettiva, ma un riflesso dell’esperienza personale e comunitaria della ricerca della Giustizia.

Tra i temi da lui approfonditi sono da ricordare: la manifestazione e, di conseguenza, la conoscenza del diritto divino – naturale e positivo – e la sua incidenza sulla formulazione dei precetti ecclesiastici; i contenuti del diritto costituzionale canonico, con particolare interesse per lo statuto del fedele; il ruolo dei laici alla luce delle acquisizioni del Concilio Vaticano II, l’antropologia cristiana come chiave di lettura della vita della Chiesa; la centralità della persona nella valutazione di giuridicità della norma; la libertà religiosa e i suoi corollari nell’ordinamento statale; il dissidio tra legge e coscienza.

La cifra umana del Professore, impressa indelebilmente nel ricordo di coloro che lo hanno conosciuto, conferma che egli, nel suo agire con gli studenti, coi colleghi, con gli amici, con le generazioni di allievi, aveva ben presente ciò che insegnava, ossia che la realtà sociale ha un essenziale bisogno di riscoprire la dimensione di pacificazione e di fedeltà alla propria vocazione.

Per questo le sue opere sono sempre state animate dalla tensione tra realtà storica in cui si incarna la norma e le prospettive metafisiche che, mediante la categoria della razionalità-rationabilitas, devono essere perseguite per il raggiungimento del bene comune.

Pacificazione e fedeltà, equilibri relazionali e coerenza di principii, ordine naturale ed apertura alla rivelazione dell’infinitamente Altro sono stati i punti fondativi del suo magistero che, nella perdurante crisi del diritto, anche in alcuni aspetti dell’esperienza ecclesiale, brilla di una luce che trascende la pur altissima qualità formale e stilistica dei singoli contributi – che non cadeva in orpelli o manifestazioni di sterile erudizione – e si proietta come un faro per coloro che hanno la responsabilità, umana e scientifica, di seguirne le orme.

“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”

(S. Giovanni Paolo II)

 

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Andrea Micciché

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