Prof. Fantappiè: ecco perché divulgare il diritto canonico, anche sul web

Fantappiè

Vox Canonica compie due anni di vita. Tanti i sogni, tante le aspettative, ma soprattutto innumerevoli le riconoscenze!

Anzitutto riconoscenza per esser-ci ancora. Non è poco!

Le vicende sconvolgenti, quali la pandemia e, da ultimo, alcune guerre catastrofiche, da un lato hanno sconquassato il mondo negli ultimi anni, e dall’altro hanno impresso profondi cambiamenti a tutti i livelli: storico, scientifico, giuridico, soprattutto culturale. È un cambiamento di cultura quello che ci ha sconvolti e al tempo stesso ci ha indirizzati a dover guardare da prospettive diverse tutto lo scorrere delle nostre esistenze.

Un cambiamento scientifico con il quale anche la scienza ha dovuto fare i conti, attraversata sempre più dalle tecnologie capaci di costringere l’uomo ad un adeguamento dal quale sembra non esserci via di ritorno. Un cambiamento sociologico, nel quale le diverse frange del sociale hanno dovuto prendere contezza e sperimentare che i vecchi sistemi di educazione, anche alle buone maniere, hanno completamente svoltato, snodandosi in favore di un approccio unicamente solitario e purtroppo non comunitario e solidaristico.

Un cambiamento giuridico, dentro il quale la tecnologia rischia di far scomparire la figura del giurista abituato allo studio manualistico ed oggi invece proiettato al digitale, alle banche dati nonché ad un approccio giurisprudenziale e poco legislativo. Un cambiamento storico, che orienta i passi umani ad una presa di coscienza secondo la quale pur in un’ottica di cronaca, tuttavia la storia non può ridursi ad elencazione di fatti, ma deve rivalutare la circostanza che all’interno di quei fatti c’è l’uomo, con le sue miserie, con le sue gesta gloriose, con le sue opere dell’ingegno che interrogano e continuano a fare appello suo malgrado ad un umanesimo forte.

Per fare memoria dei due anni di Vox Canonica, si è scelto di dare voce ad un illustre studioso della Storia del diritto canonico, il Professore Carlo Fantappiè, il quale è stato ben lieto di rispondere all’intervista propostagli. Il Professore Fantappiè, Ordinario di diritto canonico presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Roma Tre, vanta un curriculum di notevole riguardo nell’ambito storico-canonistico, nonché numerosissime pubblicazioni afferenti le discipline oggetto di suo studio.

Lo ringraziamo per averci concesso l’intervista che proponiamo ai lettori. Sono spunti di riflessione che ci vengono consegnati da un laico che sente profondamente la necessità della divulgazione storica e canonistica, onde non lasciar cadere in oblio l’importanza di un ordinamento che ancora oggi ha tanto da trasmettere agli operatori del diritto in generale.

Professore è con immensa gioia che Vox Canonica si appresta ad intervistarla. Il nostro Giornale compie due anni di vita, è abbastanza recente e per l’occasione dell’anniversario di fondazione ha davanti a sé come interlocutore un pilastro della storia. Ci può raccontare come è nata la sua passione per questi studi così specifici, e cosa l’ha attratta così tanto da proseguire in quest’ambito ?

Fin dal liceo nutrivo un forte interesse per la storia. Nel 1992, quand’ero ricercatore presso la Facoltà di Scienze politiche di Firenze, il prof. Margiotta Broglio mi propose di andare ad insegnare, per supplenza, la Storia del diritto canonico alla Facoltà di Giurisprudenza di Urbino. Aderii molto volentieri, anche perché in quella sede universitaria era stato creato uno speciale Istituto di scienze religiose, dove insegnavano biblisti e teologi, e così potevo accrescere la mia formazione in modo interdisciplinare, fra diritto, storia, teologia. Allora non esistevano manuali di storia del diritto canonico se non in latino (il vecchio Stickler). Dovendo insegnare questa materia, preparai appunti, schemi, testi per le lezioni, da cui è poi nato il mio manuale, edito dal Mulino dal 1999 al 2011.

La storia è prima di ogni cosa racconto di fatti umani. E la storia del diritto? È solo racconto di fatti giuridici o insieme porta con sé le esperienze che l’uomo attraversa lungo il tempo?

Purtroppo una concezione positivista del diritto ha dominato a lungo la dottrina giuridica secolare e, in parte, anche la cultura canonistica dopo il codice del 1917. Essa tendeva a scindere la norma e le istituzioni dal vissuto delle persone. Ma il diritto è una scienza sociale e trova la sua base nelle esigenze relazionali. Non è estraneo ai valori e ai fini della vita: anzi, trova la sua vera giustificazione nell’ordinare la varietà delle esperienze individuali e sociali. Sotto questo profilo la storia del diritto disegna un grande affresco, epoca per epoca, dei tentativi delle civiltà e delle società di organizzare la convivenza secondo determinati princìpi e modelli, allo scopo di garantirne la sopravvivenza ed elevarne i valori fondanti.

Che cosa è per lei la storia del diritto canonico? È solo un susseguirsi di fatti oppure vi si rinviene un intreccio di esperienze di fede?

Partirei da una constatazione generale: mentre le Chiese protestanti negano e quelle ortodosse subordinano il diritto canonico alla teologia e alla liturgia, la Chiesa cattolico-romana contempla queste dimensioni come essenziali, pur riconoscendo il primato della fede. Si instaura così un fecondo intreccio fra esperienza di fede, culto pubblico reso a Dio e disciplina della Chiesa, anche se oggi non si riesce più ad attingere la profonda connaturalità fra queste dimensioni a causa dei pregiudizi fra gli studiosi. La storia del diritto canonico, se bene impostata, permette di capire la permanenza e il dinamismo di tali connessioni strutturali. Per questo la ritengo essenziale per garantire sia la continuità della tradizione sia i rinnovamenti necessari nella Chiesa.

Che cosa si sente di suggerire ai giovani che bramano intraprendere lo studio del diritto ed in particolare del diritto canonico?

Di studiarlo non come un diritto simile a quello degli Stati, bensì come una realtà sui generis. L’ordinamento canonico esalta più di ogni altro la dimensione antropologica, non solo perché pone al centro la persona, sempre bisognosa di salvezza (nonostante la cultura postmoderna abbia espunto o meglio secolarizzato questo concetto), ma perché valuta la nostra umanità nelle sue componenti, da quelle biologiche e materiali a quelle spiritualmente più elevate. È una proiezione della storia verso l’eternità e dell’eternità verso la storia nella sfera giuridica. Per comprendere appieno il diritto canonico occorre conoscere la sua base storica (il diritto romano), la struttura filosofica (l’antropologia cristiana), la teoria del diritto (tecnica giuridica) e i fondamenti ultimi (la teologia). Perciò inviterei i giovani ad incamminarsi verso una formazione culturale poliedrica, anche se incentrata sulla materia giuridica.

Cosa ne pensa del progetto di Vox Canonica?

Ormai da diversi anni assistiamo al proliferare di blog, social media, newsletter a carattere religioso, che hanno trasferito e ampliato sul web le informazioni e le discussioni un tempo veicolate su carta. Il fenomeno è decisamente positivo, perché dimostra il desiderio dei fedeli e dell’opinione pubblica di conoscere cosa succede nella Chiesa. Ma occorre evitare che il diritto canonico venga ridicolizzato in formulazioni semplicistiche, erronee o faziose, come talvolta avviene. Di qui l’importanza dell’opera svolta da cultori del diritto canonico per fornire contributi, riflessioni, informazioni tecnicamente valide. Ecco perché ammiro il coraggio, la generosità e l’impegno dei giovani di Vox Canonica!

 

“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”

(S. Giovanni Paolo II)

  

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Vito Livadìa

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