Ha da poco visto la luce sulla piattaforma amazon QUI (formato kindle) la nuova pubblicazione di un nostro collaboratore, don Paolo Rossano Aponte, attualmente Difensore del Vincolo e Promotore di Giustizia presso il Tribunale Interdiocesano Francofono del Belgio. Il testo, disponibile per il momento solo in lingua spagnola, si intitola: “Inteligencia Artificial y Nulidad Matrimonial: Aplicaciones, límites y posibles escenarios en los tribunales eclesiásticos” e propone una riflessione inedita sul dialogo tra Diritto Canonico e tecnologia, applicando i progressi dell’intelligenza artificiale all’ambito delicato delle cause di nullità matrimoniale. Lungi dal sostituire il giudizio umano, l’IA può diventare uno strumento al servizio della verità, dell’equità e della salus animarum.
Da una prospettiva canonica, giuridica e pastorale, l’autore esamina con precisione le opportunità, i limiti e i rischi legati all’uso degli algoritmi nei procedimenti ecclesiastici. Il volume affronta questioni chiave come l’automazione dell’analisi probatoria, il ruolo del difensore del vincolo di fronte ai sistemi predittivi, e il valore etico del discernimento umano assistito. Un’opera pionieristica, profondamente ecclesiale, che invita a ripensare il futuro dell’amministrazione della giustizia nella Chiesa senza abbandonare le sue radici teologiche né la sua missione pastorale. Abbiamo posto a don Paolo, che ringraziamo, alcune domande:
Don Paolo, cosa l’ha spinta a scrivere un libro su un tema così nuovo come l’intelligenza artificiale applicata ai processi di nullità matrimoniale?
La motivazione nasce da un’urgenza reale: la trasformazione digitale della società sta raggiungendo ogni ambito, compresi i tribunali ecclesiastici. Tuttavia, mentre il diritto civile ha iniziato da tempo ad esplorare l’uso dell’IA nei procedimenti giudiziari, il foro canonico è ancora in una fase iniziale di riflessione. Ho voluto offrire uno strumento che, pur radicato nel Codice di Diritto Canonico e nella riforma Mitis Iudex Dominus Iesus, aprisse un dialogo serio tra teologia, giustizia e tecnologia. Credo che l’IA, se ben integrata, possa aiutare la Chiesa ad essere più vicina ai fedeli senza rinunciare alla profondità del discernimento.
Quali sono, secondo lei, le aree più promettenti dove l’IA potrebbe essere applicata nei tribunali ecclesiastici senza tradire la natura del processo canonico?
Una delle aree più promettenti è la gestione documentale e l’organizzazione degli atti processuali. Sistemi intelligenti possono aiutare a classificare, archiviare e rendere accessibili in modo sicuro le prove e i documenti, riducendo tempi e margini di errore. Anche nell’analisi iniziale dei dati, come ad esempio l’elaborazione dei libelli o la generazione di bozze standardizzate, l’IA può offrire un valido supporto. Naturalmente, in nessun momento l’algoritmo può sostituire il giudizio del giudice o l’intuizione pastorale. Ma può aiutare a velocizzare ciò che è tecnico e burocratico, per lasciare più spazio a ciò che è veramente umano.
Non teme che l’uso dell’IA possa disumanizzare il discernimento e ridurre la dimensione spirituale del processo matrimoniale?
È una preoccupazione legittima, e per questo nel libro dedico ampio spazio ai limiti etici e pastorali dell’IA. La mia tesi è chiara: l’intelligenza artificiale può essere un “aiuto esterno”, ma il cuore del discernimento resta l’ascolto delle persone, la valutazione dei contesti e il giudizio spirituale del tribunale. Non possiamo cedere alla tentazione dell’efficienza disumanizzata. La veritas matrimonii richiede tempo, delicatezza e fede. Per questo motivo propongo criteri di implementazione che pongano sempre la persona al centro, e che prevedano una supervisione costante da parte di esperti canonisti e pastori.
“Cum caritate animato et iustitia ordinato, ius vivit!”
(S. Giovanni Paolo II)
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Tema interessantissimo!